La verità sul clima
Tutto questo mi viene in mente ascoltando le recenti polemiche sull'effetto serra e sui cambiamenti climatici dovuti alle attività umane. Nel 1895 un chimico svedese, Svante Arrhenius (1859-1937; quest'anno cade anche il 150° anniversario della sua nascita; quante ricorrenze in questo 2009!), aveva pubblicato, in una rivista scientifica, un articolo in cui spiegava che l'aumento della concentrazione dell'anidride carbonica nell'atmosfera avrebbe fatto aumentare la temperatura terrestre. Alla fine dell'Ottocento si era nel pieno nella rivoluzione industriale basata sull'uso del carbone (la cui combustione provoca appunto una immissione di anidride carbonica nell'atmosfera) ed era appena cominciata l'era del petrolio. Passano i decenni e dal 1958 cominciano ad essere pubblicati i risultati di misure dettagliate della concentrazione dell'anidride carbonica nell'atmosfera effettuate in un osservatorio nell'isola di Mauna Loa, nelle Hawaii, in pieno Oceano Pacifico, lontano da città, fabbriche e altri disturbi. I dati sperimentali mostrano un costante aumento di tale concentrazione in diretta correlazione con l'aumento dell'uso dei combustibili fossili. Nello stesso tempo l'analisi delle statistiche sulle variazioni del clima nell'ultimo secolo ha mostrato che l'aumento della immissione nell'atmosfera di vari gas, principalmente l'anidride carbonica di origine antropica, sta provocando, proprio come aveva previsto Arrhenius, un lento graduale aumento della temperatura "media" --- va sottolineato "media", non quella di quest'estate o di quest'inverno a Bari o Bologna --- del pianeta Terra.
Un riscaldamento planetario che provoca fusione di parte dei ghiacciai permanenti, fa aumentare la frequenza delle tempeste in alcune zone e della siccità in altre, con prevedibili crescenti danni e costi economici per la nostra e le future generazioni. L'avvertimento è stato raccolto dalle autorità internazionali che, da alcuni anni a questa parte, hanno deciso che occorre limitare le emissioni di gas nell'atmosfera e rallentare il riscaldamento planetario, anche se questo impone di limitare il consumo dei combustibili fossili, di modificare radicalmente i mezzi di trasporto, i processi produttivi e l'organizzazione delle città, e comporta minori profitti per le industrie più inquinanti. Le quali in questi anni hanno organizzato una campagna di contro informazione per negare l'evidenza dei fatti.
Sono così apparsi e continuano a moltiplicarsi migliaia di articoli e di "blog" (quelle specie di lettere che appaiono su Internet, in cui chiunque può scrivere quello che vuole) di carattere negazionista; essi sostengono che non è vero che le attività umane fanno aumentare la temperatura "media" del pianeta e perciò che non è necessario cambiare la produzione delle merci o limitarne i consumi. Un riflesso di questo negazionismo si è avuto nella recente posizione assunta dal governo italiano al fine di ostacolare gli accordi europei per la limitazione delle emissioni di anidride carbonica. La voce dei negazionisti si è fatta più alta in occasione dell'attuale inverno freddo che smentirebbe chi sostiene l'esistenza di un riscaldamento planetario di origine antropica; anzi essi sostengono chel'osservazione della superficie terrestre dai satelliti artificiali indicherebbe che i ghiacciai stanno di nuovo aumentando. Per quel poco che può valere la mia modesta opinione, faccio presenteche il gioco del negazionismo non giova a nessuno; una corretta analisi mostra che il volume dei ghiacciai continua a diminuire, la crescente siccità e le sempre più frequenti alluvioni sono, purtroppo, realtà. Negare, per interessi di affari, le verità scientifiche alimenta il chiacchiericcio ma danneggia la conoscenza del mondo e diffonde l'impressione che non c'è da fidarsi di nessuno. E, fra l'altro danneggia anche coloro che alimentano il negazionismo perché impedisce loro di affrontare con coraggio e rapidità gli inevitabili mutamenti tecnico-scientifici e sociali necessari perché la Terra diventi più umana da abitare.