Il picco dei mix
In ogni contesto produttivo-industriale è fondamentale il concetto di mix, cioè la gamma di prodotti offerti per un certo comparto. Ad esempio i vari tipi di pneumatici, i diversi modelli di autovetture di media gamma, le varietà di sacchetti di patatine, il campionario di colori per una certa pittura, e così via. Gli esempi potrebbero essere migliaia e migliaia, a seconda di quale mercato andiamo ad esplorare.
Quello che i peakoiler hanno sempre avuto in mente fin dai tempi de "I limiti dello sviluppo" è che stiamo guadagnando la vetta di un picco di produzione industriale . Questo, essenzialmente in termini di volumi/quantità prodotte. Non a caso IL problema del giorno è relativo alla perdita di occupazione ad un tasso estremamente veloce, con il 2009 - 2010 come periodo "peggiore".
Quello che invece non viene molto discusso è l'aspetto della diversificazione dei prodotti. La diminuita disponibilità energetica si rifletterà non solo nella quantità "fisica" di merci immesse e scambiate sui mercati, ma anche sui loro mix. Oggi l'industria offre, addirittura a parità di marchio, una varietà di prodotti inimmaginabile anche solo 15 anni fa. Quello che dà da pensare è che i costi energetici per mantenere questa diversificazione sono estremamente alti: moltiplicazione di linee produttive, manutenzione e ricambi, distribuzione, personale eccetera. Oltretutto, se si fa un'analisi dell'effettività di differenziazione, si scoprono peculiarità poco significative, legate essenzialmente all'estetica, al design e poco altro.
Un esempio su tutti: le automobili. La loro tecnologia di base e gli scopi sono la ripetizione nel tempo e nello spazio di concetti che hanno circa un secolo. Per un certo bisogno, ad esempio una city-car per andare al lavoro, un ipotetico acquirente deve operare scelte su un insieme di una cinquantina di casi, che nella pratica e nel prezzo sono grossomodo equivalenti.
Quello che possiamo aspettarci negli anni a seguire, allora, sarà una clusterizzazione tra prodotti simili.