Home » » aspoitalia »

Che cos’è il catastrofismo?

9 marzo 2009 0 commenti
- Che cos'è il "riscaldamento globale", nonno?
- E' quella cosa che chiamavamo "estate"


Estratto dal Sole24Ore (7 marzo 2009):


«No ai catastrofisti» Poi il premier ha puntato il dito ancora una volta con « i catastrofisti e i profeti di sciagura» perchè per uscire dalla crisi «bisogna essere ottimisti». «Con il pessimismo si fa soltanto il male dei cittadini», ha proseguito Berlusconi.

La domanda successiva da porsi è: "Che cos'è il catastrofismo"? Se lo dobbiamo combattere, dobbiamo almeno conoscerlo.

Recita il Garzanti:
catastrofismo, s.m. (geol.) teoria secondo la quale la Terra e gli esseri viventi sarebbero mutati, nel corso delle ere geologiche, attraverso improvvisi cataclismi e conseguente apparire di nuove forme.
Questo è quanto riporta il mio datato dizionario; in ogni caso, la teoria in gioco è quella dei "cataclismi", formulata intorno al 1815 dal naturalista francese Georges Cuvier. Questo tipo di teoria è perfettamente compatibile con quella dell'evoluzionismo darwiniano, anche se pone l'accento sugli effetti di fenomeni eccezionali e relativamente improvvisi, più che sul lento adattamento delle specie in condizioni soft.

Quella che credo vada evitata come la peste è la propaganda catastrofica malata, che punta alla spettacolarizzazione di fenomeni presunti ma gonfiati ad arte. A spingere questo tipo di comunicazione ci possono essere motivi "gratuiti", cioè la depressione vera e propria, oppure motivi "lucrativi", per cui chi fa certe affermazioni estreme lo fa per partito preso e per garantire continuità a possibili rendite.
Personalmente, non mi ritengo catastrofista, ma un realista scientifico. Ad esempio, sarei molto contento che venisse formulata una teoria climatica più ampia che dimostrasse l'infondatezza o la "valenza locale" della tendenza al global warming; che ci fossero riserve nascoste di petrolio; che con l'equidistribuzione delle risorse risolvessimo le enormi disuguaglianze tra nord e sud del mondo. Purtroppo, non è questo il caso.
Chi ignora le previsioni dei modelli scientifici, lo può fare per pigrizia, per indifferenza o per rifiuto.
Pigrizia: avventurarsi nei modelli dinamici comporta un certo impegno, sia mentale che di tempo
Indifferenza: qui subentra una sottovalutazione degli ordini di grandezza in gioco e la confusione generata dalle leggende.
- "Sì, è da anni che sentiamo parlare della fine del petrolio, ma finora non si vede nessun problema ... "
- "Nel mondo ci sono riserve di metano inimmaginabili"
- "Il problema della fame nel mondo? La terra è talmente grande e ci sarebbe talmente tanto cibo ..."
- "Il rialzo delle temperature è definitivamente smentito dalle abbondanti nevicate di quest'inverno in Italia"
[...]
Rifiuto: qui la cosa si fa patologica. Il rifiuto ideologico è normalmente legato a interessi politici e/o industriali, per cui risulta difficile dichiarare che il giocattolino che si vuole propagandare è rotto.
Quando si "ignora", gli effetti sono praticamente segnati. Se a farlo sono persone di peso politico, si parla di irresponsabilità. Se invece è una moltitudine di persone senza potere decisionale, ma con una enorme inerzia, possiamo parlare di "occasioni perse".

PS Curioso il fatto che vicino alle dichiarazioni del premier ci sia un link a certe esternazioni di Giorgio Napolitano [ " ... La crisi finanziaria ed economica globale «dà segni piuttosto di ulteriore aggravamento che non di allentamento» ... " ].
Cribbio, pure il presidente catastrofista & menagramo ci voleva ...