Case passive e comportamenti attivi
Negli anni a seguire sentiremo sempre più parlare di efficienza energetica delle abitazioni. In funzione della sensibilità che gli Stati dimostreranno verso questo problema, ci si avvicinerà più o meno allo standard passivehouse europeo dei paesi continentali centro-settentrionali. Si tratta di case a elevato isolamento e autosufficienti: ponti termici tendenti a zero, ampie vetrate esposte a sud, spiovente del tetto calibrato sulla latitudine, doppi-tripli vetri e infissi a tenuta, ricambio d'aria con recupero di calore, pannelli fotovoltaici e solari con integrazione al riscaldamento a bassa temperatura, integrazione con pompe di calore, illuminazione a led, domotica, ...
Naturalmente, questo standard risulta fattibile sulle nuove costruzioni, per cui ci si potrebbe aspettare un fenomeno imitativo del mercato dell'auto da parte del settore cementi-costruzioni, che pure sta piccando, anche qui per la causa combinata "plateau di ricoprimento quasi raggiunto" e "picco del petrolio e del gas".
Chi ha una casa non vecchissima e non vuole abbatterla per ricostruirne una nuova può benissimo fare degli investimenti medio-piccoli su tecnologie che fanno la differenza.
Ad esempio, ecco come immagino una casa risparmiosa, senza necessariamente stravolgerne la struttura. La filosofia è quella di partire dall'alimentazione solare, quando c'è; quando non c'è, passare alle pompe di calore e altri sistemi basati sull'energa elettrica; quando non bastano, agganciarsi alle biomasse; solo come ultima scelta, agganciarsi a fonti fossili quali il gas.
Innanzitutto occorre avere un buon isolamento, cominciando dal sottotetto, poi con infissi-doppi vetri; se si riesce è buona cosa realizzare un cappotto sui muri esterni (io non ce l'ho fatta, sigh).
Poi, con pannelli fotovoltaici si punta a raggiungere l'autosufficienza elettrica, dimensionandoli in base all'assorbimento annuo (ad esempio, io consumo circa 1.500 kWh/anno, per cui un'area di circa 10-12 m2 esposti a sud è sufficiente).
Con i pannelli termici si ottiene l'acqua sanitaria e l'integrazione al riscaldamento; quando il sole non c'è (mattino presto, sera, meteo), una pompa di calore può intervenire a supporto. Se non si dispone di riscaldamento radiante a bassa temperatura (ad esempio quello a pavimento), è possibile continuare a utilizzare i "vecchi" termosifoni, facendo circolare acqua fino a un max di 45-50 °C (supponendo di integrare con tecnologie a condensazione); per i giorni più freddi dell'anno si può fare l'ultima integrazione con una stufa a legna [per questo aspetto del riscaldamento avevo chiesto un parere a Luca Mercalli e a Maurizio Tron, che ringrazio per le dritte]
Aggiungo alcune ultime considerazioni "risparmiose", che sfociano più nel settore dell'autosufficienza e della brico-ottimizzazione.
Per cucinare, quando il cielo è limpido, si possono utilizzare cucine e forni solari; quando il sole non è disponibile si può passare a stufe-forni a legna, opportunamente "piazzati" nella zona più frequentata dell'abitazione, in modo da sfruttare il calore sia per cucinare-cuocere che per riscaldare. Il forno elettrico, che "preleva" dal fotovoltaico, può essere usato preferibilmente nella stagione calda, in modo da mixare opportunamente con la biomassa, evitando di riscaldare eccessivamente gli ambienti, ma anche di "stressare" troppo un reservoir vitale a ciclo più inefficiente (fotosintesi).
Il frigorifero: sarebbe buona cosa piazzarlo a nord, "interfacciandolo" con l'edificio, in modo che lo scambiatore lavori con l'esterno.
Lavatrice e lavastoviglie: se possibile, inserirle nel circuito dell'acqua calda sanitaria citato sopra.
Infine: può essere buona cosa avere uno stock dell'acqua piovana a qualche decina di metri quadrati da adibire ad orto.
PS Si tratta di una miscellanea di idee, non necessariamente esaustive, e nemmeno fattibili contemporaneamente per tutti (ad esempio io non posso fare il cappotto, modificare il frigo, costruire il forno per il pane...). Se chi legge vuole integrare in brainstorming, ringraziamo in anticipo.