Il risparmio energetico come forma pregiata di volontariato
Quando si parla di volontariato, spesso ci si riferisce a scelte personali di varia forma, che dovrebbero (sottolineo il condizionale) essere dettate da criteri di gratuità. Si pensi ad attività di animazione in ospedali e case di riposo, organizzazione negli oratori, visite alle carceri, donazione di sangue solo per citarne alcune. Sono tutte forme pregiate di interazione con la società.
Ora, quando parliamo di risparmio energetico, il più delle volte viene pensato come una forma di tirchieria, o di convenienza. Nulla di più falso. Almeno, nella sua connotazione "sana".
Risparmiare energia e materia, e studiare forme migliori di trasformazione/utilizzo costituisce una forma (un po' nuova, forse) di volontariato, anch'essa pregiata. Come ogni volontariato, molte volte può richiedere dei piccoli "sforzi" per vincere le abitudini consumistiche, andare contro la maggioranza, dedicare il tempo e il denaro necessario per documentarsi, ideare, attuare, comunicare. Naturalmente, non deve essere una cosa fatta "contro natura", e ognuno dovrebbe scegliere di volta in volta le proprie azioni di miglioramento, nel caso fosse interessato a questa via.
Puntare al "tutto e subito", come ogni cosa, comporterebbe un inevitabile scontro con un sistema di meccanismi consolidato, con un'inerzia elevatissima.
A me ad esempio piacerebbe fare un sacco di cose, traendo ispirazione da idee e azioni di altri blogger. Ma mi rendo conto che ci sono alcuni limiti contingenti. Al lavoro continuo ad andare in auto (26 km di distanza), e vorrei procurarmi un mezzo elettrico; continuo a riscaldare la casa a gas, e vorrei passare ad altre tecnologie; continuo ad acquistare insaccati avvolti in carta oleata, e vorrei dotarmi di contenitori lavabili da riutilizzare ogni volta. Però, mi devo accontentare di andare con il mio passo e di gioire di ogni piccola conquista quotidiana.
Il risparmio energetico e l'anticonsumismo (che non vuol dire dissipazione=zero, vietata dalla termodinamica) sono scelte che se attuate in modo massivo possono avere effetti positivi anche a lunghissimo raggio, contribuendo alla stabilizzazione di dinamiche che sembrano sfuggire dal nostro controllo.
Per essere brevi, nel '900 gli Stati "sviluppati" sono riusciti gradatamente ad allontanare alcuni spettri (fame, carestie, povertà) grazie alla notevole e crescente disponibilità energetica e di materie prime. Non è un caso che i Paesi che non hanno potuto (o, meglio, non è stato loro permesso) partecipare al "banchetto" - essendo la torta "finita" - sono cresciuti molto più lentamente o, peggio, hanno visto aumentare la loro povertà.
Ora che la torta sta effettivamente perdendo di consistenza anche per noi, forse, avremo modo di verificare questa semplice ma troppo trascurata teoria.