Una ricerca a Pietrapertosa
Il mio paese è in provincia di Matera, che è un territorio con delle precipitazioni che raggiungono a malapena i 700 mm l’anno (1), con una tendenza alla riduzione negli ultimi quindici anni.
Un giorno sono andato a Pietrapertosa, sulle Dolomiti Lucane, in provincia di Potenza, dove ho fatto una ricerca analoga. Le precipitazioni piovose e nevose nel territorio in cui è situato il paese sono leggermente più consistenti rispetto al territorio della provincia di Matera.
Sono andato subito alla ricerca del serbatoio dell’acqua. E’ situato ad alcune decine di metri sopra il livello del paese e fu costruito, come recita un bassorilievo, nell’anno XIII dell’Era fascista (che corrisponde al 1935).
Il serbatoio dell’acqua di Pietrapertosa, situato a più di 1.100 s.l.m.
L’acqua è fornita dall’Acquedotto Lucano che, attraverso condotte lunghe decine di km e di diversi impianti di sollevamento, alimenta il serbatoio di Pietrapertosa e quelli di altri comuni della zona. L’acqua poi, per caduta, acquista la necessaria pressione per alimentare le utenze domestiche.
Parte dell’approvvigionamento idrico nel mio paese avveniva con le cisterne. Queste sono inserite in vani interrati, e fanno parte della struttura stessa della casa. Hanno una profondità di circa 4-5 metri e una capacità di 20-30 metri cubi. Hanno la forma di una classica borraccia e sono dotate di due aperture per accedervi: una, più grande, dall’esterno della casa, e una, più piccola, dall’interno della casa stessa.
Le cisterne servivano per immagazzinare l’acqua piovana dai tetti, che scorreva in una canaletta laterale. Questa portava l’acqua in una condotta all’interno del muro e infine la immetteva nella cisterna appena sotto il suo “collo”. La condotta, fatta di tubi di terracotta a incastro, era appena sotto lo strato di intonaco, in modo che fosse possibile accedervi con una certa facilità nel caso di interventi di manutenzione. Era possibile deviare il flusso dell’acqua verso l’esterno della casa.
A Pietrapertosa non si vedono cisterne. Ho intervistato alcune persone del paese ma ho ricevuto delle risposte contradditorie. Alcune hanno detto che non ce ne erano, mentre altre hanno detto che erano all’interno degli edifici e quindi non visibili dall’esterno. Altre persone ancora hanno detto che ce le avevano solamente gli edifici di persone benestanti. Ho avuto l’impressione che avessero perso memoria del problema dell’approvvigionamento dell’acqua nel passato e delle strutture ad esso connesse.
Parlo infine con un vigile urbano ed un’altra persona. Mi viene detto che in passato ci si approvvigionava di acqua dalle molte sorgenti diffuse sul territorio. Le portate di queste sorgenti erano consistenti e venivano utilizzate anche per irrigare gli orti.
Molte di queste sorgenti, mi dicono, sono scomparse dopo il terremoto del 1980. Probabilmente i movimenti sotterranei hanno deviato le vene acquifere ed in seguito nessuno è andato alla loro ricerca, anche perché ormai gli approvvigionamenti di acqua attraverso l’acquedotto soddisfacevano le esigenze del paese.
Come potrebbe essere il futuro dell’approvvigionamento idrico di paesi piccoli e con le caratteristiche di Pietrapertosa quando i combustibili fossili non saranno più abbondanti e a buon mercato? Si consideri inoltre che le precipitazioni nell’intera Regione sembra stiano diminuendo (ma il fenomeno sembra che interessi tutto il mondo): se si confrontano i dati relativi alle precipitazioni fra il periodo 1921-2000 e il periodo 1991-2000 si osserva una tendenza alla diminuzione delle precipitazioni nel periodo 1991-2000 rispetto al periodo 1921-2000. La riduzione dovrebbe essere ancora più pronunciata tenendo conto che nella media del periodo 1921-2000 incide la minore piovosità del decennio 1991-2000. (questi ultimi dati sono consultabili sul sito dell’ARPAB, l’ARPA della Basilicata).
Sicuramente bisognerà andare alla ricerca delle sorgenti perse dopo il terremoto del 1980. Bisognerà utilizzare fonti locali di energie come il solare e l’eolico per sollevare l’acqua e portarla ai serbatoi. Per quanto riguarda l’eolico è da notare che il territorio è particolarmente favorito: se si consulta l’Atlante Eolico dell’Italia (realizzato dal CESI e dal Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Genova) si nota che il territorio è fra i più interessanti dell’Italia da questo punto di vista.
Bisognerà inoltre accumulare l’acqua con delle cisterne e piccoli invasi per farne uso agricolo e altri usi diversi da quello direttamente umano.
(1) è possibile visionare questa ricerca, intitolata “Il problema dell’acqua”, sul sito di Aspoitalia, fra gli “Articoli dei soci”, a cui si accede attraverso la sezione “Area riservata ai soci”.