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L’inevitabile sfasamento dei sistemi basati sulla conservazione

10 aprile 2009 0 commenti


Quando guardo i TG, troppo spesso per la verità (rispetto al reale bisogno), e vedo le stanze dei bottoni italiane ed europee piene di politici e funzionari 70 - 80 enni, mi viene male.

Non vorrei passare per irrispettoso o sovversivo, ma come possiamo pretendere che queste persone ci guidino verso il cambiamento, e che gestiscano al meglio questo delicatissimo decennio che ci aspetta? Nella realtà, sappiamo che ci sono molti intellettuali over 70 e anche over 80 che danno filo da torcere, nel senso buono, cioè danno il buon esempio ai più giovani mettendo a disposizione la loro intelligenza, preparazione, esperienza e vision innovativa; in Aspo, ne conosco almeno un paio. Negli ambienti di potere, però, la musica cambia e la percentuale di "senior" con le idee giuste cala vertiginosamente .

Non è una questione di "conservatori" vs "progressisti", questa diatriba mi sembra stia portando a una risultante nulla. E' un problema di "conservazione dell'esistente ad ogni costo". Conservazione dei privilegi, dei sistemi produttivi, delle infrastrutture energetiche e dei trasporti. Chi è immerso, o è parte integrante di un certo sistema industriale/politico/gestionale molto difficilmente riesce a immaginare un futuro diverso; questa difficoltà si accentua con l'età.

Quando arriverà quel fatidico giorno in cui, accendendo la scatola maledetta, vedrò dei 40-50 enni parlare di come gestire il recupero dei rifiuti, e come far crescere le energie rinnovabili?

Si dice che chi ha tempo non aspetti tempo, noi ne abbiamo pochino.