Sotto la neve pane
created by Silvano Molfese
A metà aprile di quest’anno dalle fontane l’acqua usciva ad una pressione molto elevata
In montagna, con la calura estiva, bere l’acqua fresca alla sorgente è un gran sollievo e quest' anno, in piena estate, dalle sorgenti sgorgava acqua in abbondanza.
La neve si è fatta vedere questo inverno e sulle cime dell’Appennino il manto nevoso si è conservato più a lungo.
Chi, dopo anni, rivede il paesaggio innevato rimane estasiato per la nevosa bellezza dei luoghi e per il silenzio ovattato (concedetemi questa licenza poetica).
Anche se c’è qualche inconveniente per pedoni ed automobilisti, gonfiato talvolta su giornali e TV, i vantaggi materiali di una consistente nevicata sono di gran lunga superiori ai momentanei disagi.
Due proverbi della civiltà contadina sintetizzano efficacemente l’importanza della neve. Uno dice: “Sotto la neve pane, sotto l’acqua fame” e l’altro recita cosi: “Sotto la neve pane, sopra la neve fame”.
La neve ingloba aria: mediamente su dieci parti di neve una è costituita da acqua e le altre nove parti sono costituite da aria.
Un manto nevoso alto un metro corrisponde ad una pioggia di 100 mm e su un m2 occupa un volume pari a 100 litri di acqua.
La neve è una fondamentale riserva idrica: sciogliendosi lentamente favorisce l’assorbimento dell’acqua da parte del terreno.
Sul terreno in pendio, l’acqua proveniente dalle precipitazioni nevose verrà in gran parte assorbita dal suolo con notevole vantaggio per la vegetazione. Se l’identica quantità di acqua cadesse sotto forma di pioggia sullo stesso suolo, una minore percentuale di acqua verrebbe trattenuta dal terreno.
Sui terreni di piano la neve, sciogliendosi gradualmente, permette una percolazione profonda dell’acqua: sarà nullo o molto ridotto il rischio di ristagno idrico rispetto alla stessa quantità di acqua piovana caduta sullo stesso suolo.
L’aria intrappolata nei fiocchi di neve funge da isolante termico: protegge le piantine dalle escursioni termiche, dal vento gelido, trattiene il calore proveniente dal terreno e cosi i germogli possono resistere al freddo invernale.
Luigi Giardini descrive un effetto indiretto della neve: nelle zone a rischio di gelate tardive, rallentando la ripresa vegetativa delle colture, limita i danni prodotti da queste gelate ai giovani germogli. (Agronomia generale, Patron 1982, II edizione, pag. 53).
Ipotizzando una copertura nevosa estesa su 5 milioni di ettari (corrisponde a poco meno del 50% della superficie italiana classificata come montagna) avente in media una altezza di un metro avremmo 5 miliardi di m3 di acqua (5 Gm3 ). Una tale quantità è sufficiente al fabbisogno idrico delle colture praticate in Italia?
Facciamo un esempio con i cereali che sono alimento base. Per ottenere una sola tonnellata di cereali occorrono in toto ben 1.000 tonnellate di acqua ovvero 1.000 m3 (*). In base ai dati ISTAT, nel triennio 2005-2007, la produzione media italiana di cereali è stata di circa 20,2 milioni di tonnellate e, nello stesso periodo, in media, abbiamo importato circa 8,7 milioni di tonnellate di cereali. Quindi, sulla base dell’ipotetica quantità di neve caduta, possiamo supporre che viene soddisfatto il fabbisogno idrico complessivo di 5 milioni di tonnellate di cereali. Importare il 30 % del nostro fabbisogno in cereali significa importare ben 8,7 Gm3 di acqua.
In agricoltura il fabbisogno idrico è molto elevato e la neve, a tempo debito, è una componente molto vantaggiosa per le colture: una ragione in più per ridurre drasticamente le emissioni dei gas serra che, riducendo la nevosità, mettono a rischio la nostra sicurezza alimentare.
Quando i fiocchi di neve cadendo uno dopo l’altro, coprono come un bianco mantello montagne e pianure della bella Italia, pensiamo quanto sia importante la neve nel saziare il nostro appetito.
(*) Sandra Postel, 2000 – State of the World 2000, Ed. Ambiente – pag. 69;
Lester Brown, 2001 – State of the World 2001, Ed. Ambiente – pag. 84.