Fichi e lambrette
created by Luca Pardi
Molti anni fa, ero un ragazzo meno che ventenne, avevo una lambretta. Non mi chiedete il modello perché non me lo ricordo. Anche se ne ho sempre fatto uso per spostarmi, non ho mai contratto il feticismo mistico di alcuni miei amici di allora. So solo che era una lambretta verde pisello, e andava abbastanza bene. Una notte di settembre, guidando quella lambretta in una località fra Porto Santo Stefano e Orbetello, caddi. Seguivo un mio amico, anche lui in moto, lo vidi entrare in una curva abbastanza stretta, ma che conoscevamo benissimo, sbandare un paio di volte e riprendersi, il tempo perché io andassi sdraiato sull’asfalto sbattendo la faccia in terra, avevo il casco, ma non era integrale. Non mi feci altro che qualche graffio sullo zigomo sinistro e un ematoma all’occhio dalla stessa parte. Una ferita da sfoggiare con le ragazze i giorni successivi.
Personalmente non ho mai portato rancore a quel fico e mi dispiacque quando l’anno dopo constatai che era stato eliminato. Lo rispettavo. Non sarei mai più rientrato in quella curva in una sera di tarda estate con la stessa velocità e pendenza, anche se il fico, ormai non c’era più.
Ho visto tagliare alberi lungo le strade perché avevano provocato incidenti. Ho visto i volantini di comitati per l’abbattimento dei pini che costeggiano una strada provinciale in provincia di Pisa perché troppi erano gli incidenti mortali. Ho sentito che la famiglia di un giovane vittima di un incidente aveva motoseghe alla mano, abbattuto per “vendetta” l’albero (di cui non ricordo la specie) contro cui il ragazzo era andato a sbattere.
Ho visto anche un singolare cartello stradale di pericolo in cui è scritto “attenzione alberi fuori sagoma”. Cosa può essere, signori, un albero fuori sagoma? Quale standard di sagoma ha in mente l’estensore di quel cartello? Quegli alberi “fuori sagoma” sono il doppio filare di platani che costeggia ambo i lati della provinciale che da Porta a Lucca a Pisa arriva a San Giuliano Terme. Quei platani c’erano già quando i miei genitori vivevano a Pisa prima della guerra (la seconda), mia zia si ricorda di quel viale percorso a piedi controcorrente in un flusso di sfollati che fuggivano da Pisa bombardata, mentre lei andava a cercare i suoi in città. Allora i platani non erano “fuori sagoma”. La gente si muoveva in bicicletta, o con i barrocci a mano.
Non la voglio fare lunga. Ho vissuto, visto e sentito raccontare tutte queste cose di alberi “incriminati”, ma non ho mai sentito parlare di un comitato di cittadini, che dopo un morto contro un albero, invece che contro gli alberi, si mobilitasse per la limitazione della potenza delle auto. Non so voi!