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L’energia che ci serve

15 marzo 2009 0 commenti

0000157e1L’energia è la capacità (o potenzialità) di un sistema di produrre lavoro (o trasferire calore). Dal punto di vista economico, l’energia è comunemente considerata una merce, è misurata, costituisce oggetto di compravendita ed ha un valore d’uso. Tuttavia, in molti paesi, è ancora considerata un servizio necessario per la vita della collettività.

Il problema è che, fermo restando la necessità di coprire alcuni costi effettivi del servizio, per molti aspetti l’energia somiglia all’acqua, senza la quale non ci può essere vita e sicuramente senza energia non si ha sviluppo. L’energia serve all’uomo per vivere ed è il motore alla base del mercato. L’energia è inglobata nei prodotti, nei servizi e nel ciclo delle cose. L’energia è una risorsa finita, si degrada ma resta in equilibrio nella geosfera: è un bene pubblico prodotto privatamente, come l’aria pulita delle nostre città. Quest’ultima in partenza è ottimale per la vita, ma le attività umane ne cambiano la composizione chimica e quindi “l’aria pulita” è alterata da attività antropiche private che possono modificarla in modo lieve o inquinarla pesantemente, con costi sociali ed ambientali collettivi enormi, che quasi mai gravano sui costi privati delle produzioni.

Quindi è necessario focalizzare gli obiettivi e le scelte fondamentali che influenzeranno l’evoluzione del sistema energetico su:
• sicurezza degli approvvigionamenti;
• valorizzazione delle risorse nazionali;
• competitività delle imprese e dei prodotti;
• necessità di preservare l’ambiente locale ed il clima;
• disponibilità di tecnologie;
• capacità di usare le risorse in modo sostenibile;
• capacità di fornire un servizio equo e di qualità agli utenti.

La produzione ed il consumo di energia costituiscono la fonte principale delle emissioni dei gas serra. La combustione del petrolio, del carbone, del gas naturale hanno l’effetto di liberare calore, di consumare ossigeno e far crescere nell’aria la concentrazione di anidride carbonica e di sostanze inquinanti. Le combustioni, in quanto metodo arcaico di produrre energia, scompariranno entro la fine del XXI secolo e saranno sostituite da altre forme di generazione di energia, non solo per motivi ambientali, per prevenire la crisi climatica, o perché le risorse (petrolio, carbone)scarseggeranno e prima o poi si esauriranno, ma semplicemente per naturale evoluzione dei sistemi di vivere e produrre.

La crescita economica classica attuale è fondata sul continuo aumento dei consumi, inclusi anche quelli energetici (per aumentare il PIL). Le risorse naturali, (materiali ed energia) sono però limitate, il loro utilizzo porta a consumarle, trasformarle e ad un incremento dell’inquinamento. La Terra è un sistema chiuso, con risorse finite e con il solo apporto esterno dell’energia solare, la cui dose giornaliera basterebbe a fornire energia utile a scaldare tutte le case del Pianeta per un anno. E’ in direzione del sole che dobbiamo guardare per il futuro e per garantire energia e sviluppo, che non si misura più con il solo PIL ma anche con la tutela delle risorse naturali e dell’ambiente.

Il governo della vita reale, e dell’energia, è pieno di paradossi che confermano la distanza tra teoria e pratica quotidiana. Non c’è niente di più reale e fisico dell’energia a cui si è avvinghiata, troppo strettamente, una finanza di carta, quella che ha messo al tappeto l’economia reale del Mondo ben più della famosa crisi del 1929; una finanza fatta di “bond e future”, che, con mirabolanti cartolarizzazioni, ha spostato l’attenzione del decisore politico da un settore molto concreto verso la sua rappresentazione virtuale fatta di finanza pura, spesso troppo creativa. Tra i molti paradossi vi è quello del petrolio: ogni giorno servono 87 milioni di barili di petrolio per muovere il mondo reale con le industrie, i veicoli, le navi e gli aerei, per illuminare, riscaldare e raffrescare edifici. Tuttavia, ogni giorno al NYMEX vengono contrattati oltre 400 milioni (a cui si aggiungono i quasi 200 milioni dell’IBE) di “barili di petrolio di carta”, i future, che governano ormai il prezzo dell’oro nero e le politiche energetiche del Pianeta. Questa aberrazione finanziaria fa richiedere a gran voce energia a basso costo a tutti e tutti si affannano a studiare artifici (comprese le guerre) per abbassare il prezzo dell’energia, facendo una scelta miope e perdente sul lungo tempo.

La realtà è che l’energia costa ancora troppo poco e la prova ne sono l’assenza di investimenti nella ricerca e sviluppo dei settori di produzione, delle reti di trasmissione e distribuzione e negli usi finali dove non vi sono sviluppi significativi da decenni. Solo un prezzo alto dell’energia e le crisi petrolifere, se sfruttate bene dal legislatore e da un lungimirante sistema delle imprese, generano sviluppo e crescita di lungo periodo, con ovviamente una penalizzazione apparente nel primo periodo che viene ampiamente ripagata nel lungo periodo.
Oggi serve una politica finanziaria ed energetica in Europa ed in Italia che stimoli la ricerca e lo sviluppo delle fonti nuove di energia rinnovabili, della micro-cogenerazione distribuita e dell’idrogeno, andando a colmare le perdite energetiche con l’efficienza e con la gestione della domanda.

Non è sempre necessario lavorare sull’offerta energetica, sarebbe auspicabile un serio lavoro sulla domanda di energia, tornando ad esempio ad una tariffa elettrica progressiva (meno consumi e meno paghi) e andando a risolvere i problemi strutturali del mercato energetico. L’economia, erroneamente, ha mutuato dalla biologia il principio della concorrenza, basandosi su un assunto biologico secondo cui più individui che competono per offrire o accaparrarsi lo stesso prodotto e/o servizio, attraverso la concorrenza tra di loro, ottengono le condizioni ottimali (prezzo più basso e servizio migliore). Questo assunto, a cui l’economia attinge a pieno, porta ad una conclusione errata: in natura, spiegano gli etologi, il meccanismo vincente è quello del mutualismo (della cooperazione), cioè più individui che si organizzano in un sistema a bassa competizione per avere dei benefici comuni a minor prezzo.

Quindi, sfruttando il concetto di mutuo interesse delle popolazioni serve uno slancio per investire nelle reti, nel sistema di produzione dell’energia con nuove soluzioni che contemplino anche di finanziare progetti più costosi nel breve periodo ma vincenti ed economici nel lungo periodo. In questa ottica si inseriscono le fonti rinnovabili.
La scelta di finanziare e promuovere le fonti rinnovabili deriva da scelte prioritarie a livello europeo, in quanto presentano caratteristiche idonee alla sostenibilità nel lungo periodo e, allo stesso momento, sono funzionali ad altri obiettivi prioritari dell’Unione Europea: la sicurezza dell’approvvigionamento, la diversificazione delle fonti e l’occupazione.

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