Rotta verso una energia sostenibile: all’Italia serve un piano energetico. Ora.
Piano casa, piano di salvataggio delle banche, piano di incentivi per il settore auto, piano di rilancio dell’economia, ma nessuno parla mai di “piano energetico”.
Tutti pianificano le nuove scelte energetiche dal nucleare, al carbone pulito, senza un confronto democratico, senza analisi dei costi e dei benefici, inclusi quelli sociali ed ambientali.
In epoca di federalismo, con le Regioni che coerentemente con i propri poteri legiferano in materia (per restare agli ultimi piani regionali varati giova ricordare che pochi giorni fa il Presidente della Regione Sicilia ha presentato il Piano energetico ambientale della Regione Sicilia (PEARS), con la partecipazione di Jeremy Rifkin, il quale il 26 marzo a Napoli farà da anfitrione alla presentazione del PEAR della Regione Campania) non esiste un Piano energetico Nazionale, una legge quadro che incornici tutti gli interventi debitamente delegati agli enti territoriali, in virtù del principio di sussidiarietà.
Guardando, ad esempio, al settore elettrico, si ha una chiara conferma di questo.
Terna ha presentato il “Piano di Sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale 2009” che programma gli investimenti e l’organizzazione delle reti elettriche su tutto il territorio nazionale, nel contesto del mercato elettrico europeo. Il Piano 2009, che segue il “Piano di Sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale” approvato nel dicembre 2008 dal Ministero dello Sviluppo Economico, per la prima volta assoggettato a Valutazione Ambientale Strategica, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 15 del 20 Gennaio 2009, conferma la struttura della precedente edizione. Tale piano è indipendente e privo di ogni legame con le pianificazioni energetiche regionali ed è orfano di un piano energetico nazionale di sistema, che razionalizzi domanda, generazione, trasmissione e distribuzione delle varie forme di energia necessarie allo sviluppo del paese.
Lo sviluppo della rete di trasmissione è influenzato principalmente da due parametri: il consumo e la generazione.
Il primo dovrebbe seguire un tasso di crescita più contenuto rispetto al passato come conseguenza della crisi economica in corso, mentre la generazione risulta particolarmente influenzata dallo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile e quindi suggerire, come si stanno orientando nelle moderne economie, investimenti verso le cosiddette “smart grid” e ancor più verso micro reti di co-tri-generazione distribuita, avvicinando la produzione di piccola taglia vicino alla domanda. Appunto usando il binomio di efficienza energetica e programmi di gestione della domanda per abbassare le richieste di energia e fornirla tramite RE.
I consumi di energia elettrica nel 2008 hanno registrato un calo dello 0,7% rispetto al 2007 e nel 2009 la flessione dovrebbe restare. La contrazione dei consumi elettrici del 2008 rappresenta la prima flessione della domanda di elettricità dal 1981.
Al fine di integrare le reti e i mercati elettrici degli Stati Membri, la Commissione Europea si è posta l’obiettivo, nel “Third Energy Package”, di affrontare le problematiche energetiche reali, sia sotto il profilo della sostenibilità, della promozione delle fonti rinnovabili, della riduzione delle emissioni dei gas serra (coerentemente con gli obiettivi del), sia dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento e della competitività dei mercati dell’energia.
A tal fine la Commissione Europea ha individuato la necessità di una pianificazione coordinata dello sviluppo della rete di trasmissione europea. E in tale ottica gli operatori delle reti dovrebbero fare una pianificazione coordinata a lungo termine, almeno 10 anni, dello sviluppo dei sistemi al fine di programmare gli investimenti.
La localizzazione di nuova capacità di produzione, in assenza di un piano energetico nazionale che regoli lo sviluppo, in funzione della domanda e della distribuzione di quest’ultima, potrebbe rendere necessario prevedere investimenti sulla rete di trasmissione in misura maggiore rispetto a quanto già previsto per evitare le congestioni. In questo contesto di casuale proposta di nuovi impianti energetici (per produrre elettricità, ma il problema del riscaldamento e del raffrescamento non sono di minor entità nella sfera dei bisogni energetici del paese) su cui molte Regione tentano di dare delle regole, l’assenza di una pianificazione energetica ambientale nazionale, organica, basata sulle esigenze del paese reale dei prossimi dieci anni potrebbe essere molto costosa e indurre il decisore politico a scelte miopi o peggio ancora velleitarie e in contro tendenza con l’innovazione tecnologica e la modernizzazione ecologica su cui per esempio ha puntato la nuova amministrazione americana.
Nessuna nostalgia dei Piani energetici di stile sovietico, prescrittivi, teorici, sovradimensionati o comunque lontani dalle reali esigenze degli usi finali di energia. Piuttosto uno strumento flessibile snello che organizzi in una “politica quadro” le azioni delle Regioni e a cascata delle Province e del Comuni, senza duplicazioni burocratiche, introducendo la “fermata unica” o per dirla con gli americani “one stop – one shop” un unico ufficio territoriale competente per esperire tutta la pratica autorizzativa nei tempi debiti, come ci chiede anche l’Unione Europea con continui richiami. Pochi enti, ad esempio, rispettano i 180 giorni per autorizzare gli impianti a fonti rinnovabili, come vorrebbe il Dlgs 387/03, all’articolo 12.
La pianificazione energetica indispensabile all’Italia potrebbe essere come la rotta che lo skipper traccia per condurre la propria barca a vela. Spinta dal vento, la barca di bolina riesce anche a risalire il vento, percorrendo una serie di “linee spezzate”, tracciate virtualmente dal comandante sulla carta nautica, strumento fondamentale come altrettanto lo sono il compasso per riportare sulla carta i gradi di rotta misurati con la bussola. Con questi pochi strumenti ed una conoscenza adeguata del vento e del mare (cioè delle risorse disponibili), dello scafo della propria imbarcazione (cioè la domanda di energia degli utilizzatori finali) e delle vele issate in maniera consona (cioè gli impianti per generare energia e movimento al paese) sarebbe possibile muoversi bene nel mare dell’energia, senza preclusioni ideologiche, senza proclami velleitari (il nucleare) e ciò anche a fronte di difficoltà apparentemente incolmabili (di bolina la barca a vela riesce anche a risalire contro vento).
Credo che sia necessario avviare un dibattito, dopo quello sul “piano casa” anche su una pianificazione energetica per evitare che chi investe nelle reti sia scollegato da chi investe nella generazione, che magari non conosce i piani di gestione della domanda di energia e i programmi sull’efficienza energetica.
Tale dibattito è necessario oggi, prima che, sotto la spinta di una crisi reale, si prendano delle decisioni in nome del popolo italiano, senza la sufficiente trasparenza e le dovute riflessioni tecnico-scientifiche, come è dovuto in una democrazia matura.
Aldo Iacomelli