Obama porterà il sole a Copenaghen: yes we can!
Con il G8 di Siracusa si è avviato il lungo dibattito della politica e dell’economia per rilanciare, come mai era successo, il contrasto e la prevenzione dei mutamenti climatici, che ci porterà al summit di Copenaghen del prossimo dicembre, usando anche la ricetta, cara ad Obama, della green economy. Dalla Cina alla Corea del Sud, dal Brasile agli Stati Uniti investire nell’ambiente è diventato prioritario ed utile a rilanciare le economie nazionali facendo anche un passo in avanti dal punto di vista ambientale. Oltre alla crisi, che globalmente comporterà solo una riduzione “spontanea” per calo dei consumi di circa 1 giga tonnellata di anidride carbonica al 2030, lo stimolo secondo la Banca Mondiale alle tecnologie pulite arriverà anche dall’economia, con oltre 400 miliardi di dollari di sgravi fiscali per il 2010.
Se da oggi al 2030 si applicassero politiche drastiche di riduzione delle emissioni di gas serra, anche nei paesi in via di sviluppo, ed in particolare nei paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), per arrivare allo scenario “cosiddetto 450” – cioè portando a stabilizzare il contenuto di anidride carbonica nell’atmosfera a 450 parti per milione – nel mondo sarebbero investiti nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica oltre 500 miliardi all’anno fino appunto al 2030.
Investire nella green economy porterebbe anche un risparmio nei prossimi 20 anni di oltre 7 milioni di miliardi di dollari. Circa lo 0,44% del PIL globale dovrà essere investito nelle tecnologie pulite per contenere e ridurre le emissioni di gas serra e raggiungere i 450 ppm, che comporteranno un cambiamento climatico meno aggressivo con un aumento medio della temperature inferiore ai 2C ° di media.
A Barcellona, in un interessante seminario internazionale tenutosi il 21 e 22 aprile sul ruolo delle energie rinnovabili nello scenario energetico mondiale secondo New Energy Finance, è emerso che saranno mobilizzati oltre 149 miliardi di dollari di investimenti nelle energie pulite, di cui 66 miliardi di dollari negli Stati Uniti (8% degli incentivi al settore industriale), 59 miliardi di dollari in Cina (10% degli incentivi al settore industriale), 11 miliardi di dollari in UE (4% degli incentivi al settore industriale). Ad esempi,o andando ad analizzare il dato per tecnologie si nota che 34 miliardi di dollari andranno sull’efficienza energetica, 23 miliardi di dollari sulle energie rinnovabili e 13 miliardi di dollari sui veicoli efficienti.
Il settore che ridurrà maggiormente i costi nei prossimi venti anni sarà il fotovoltaico, che al 2030 conterà oltre 550 GW installati nel Mondo, con investimenti per 141 miliardi di dollari e farà registrare, in uno scenario cauto di abbattimento dei costi di materiali e produzioni, un prezzo di 1 dollaro per W di picco, contro gli oltre 4,5 di oggi. Anche l’eolico, già competitivo oggi sui costi, supererà i 700 GW installati nel Mondo con oltre 74 miliardi di dollari di investimenti dal 2009 al 2030.
Questa rivoluzione verde, che sarà capeggiata dagli Stati Uniti, creerà al 2020 nel Mondo circa 1,5 milioni di posti di lavoro (senza contare gli impiegati nel settore dell’efficienza energetica) di cui oltre 750.000 saranno solo nel settore solare e circa 350.000 nel settore delle bio-energie innovative.
Questo stimolo economico della green economy, la disponibilità mostrata dall’India a ridurre le emissioni di gas serra, il piano della Cina di incrementare del 20% l’efficienza energetica entro il 2010, il nuovo atteggiamento di protezione della foresta Amazzonica intrapreso per la prima volta dal Brasile, sono segnali promettenti per il negoziato di Copenaghen che dovrà iniziare a disegnare il post Kyoto (dopo il 2012) per abbassare la febbre al Pianeta e porre rimedio ai mutamenti climatici in atto. Yes we can!
Aldo Iacomelli
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