Varare entro il 30 maggio la ripartizione regionale dell’obiettivo Ue sulle rinnovabili: meglio del nucleare
Entro poco più di 2 settimane il Governo dovrebbe provvedere alla ripartizione a livello regionale dell’obiettivo del 20% di energia da fonti rinnovabili da raggiungere, come sottoscritto dal governo in sede UE, entro 2020. La legge 13/2009, in vigore dal 1° marzo, dà infatti all’esecutivo 90 giorni di tempo per provvedere, con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, d’intesa con la Conferenza delle Regioni, alla ripartizione, regione per regione, degli obiettivi minimi di energia da fonti rinnovabili, per consentire all’Italia di rispettare quanto prescritto dall’Unione Europea.
Considerato che le rinnovabili stanno funzionando e crescendo bene, nel 2008 le fonti rinnovabili in Italia hanno prodotto oltre 50 TWh di energia elettrica (una quota pari a quella che annualmente importiamo dall’estero, Svizzera, Slovenia e Francia), e l’eolico ha superato i 3.000 MW installati, sebbene soffra dei ritardi negli investimenti nelle reti elettriche. Con tale prospettive incoraggianti e sostenibili è auspicabile che anziché perdere tempo e risorse economiche in un dibattito ideologico e velleitario sul ritorno “impossibile” al nucleare, si continui a puntare sulle rinnovabili che sono pronte oggi per dare energia subito. Conti alla mano, in questa fase di crisi sarebbe poco spiegabile un dispendio enorme di denaro pubblico per avere energia forse nel 2025.
Il fotovolatico, ad esempio, secondo i dati GSE è cresciuto enormemente: nel 2007 in Italia erano presenti 7.625 impianti fotovoltaici per una potenza elettrica installata di 78,9 MW; nel 2008 gli impianti funzionanti con il sole sono diventati 31.875 con un potenza elettrica disponibile di 417,6 MW, con una crescita del 429%. Il dato è molto incoraggiante se si legge con il calo notevole dei costi dell’energia elettrica prodotta con il sole, scesa abbondantemente sotto i 4.000 €/kWp (nel 2006 il costo si aggirava attorno ai 7.000 €/kWp), senza considerare le emergenti, e veramente economiche, produzioni cinesi. Osservando poi la ripartizione per Regione, si vede che la Puglia e la Lombardia guidano la classifica e che però le aree più soleggiate del paese come Sicilia, Sardegna e Calabria sono ancora timide nell’investimento sul fotovoltaico.
E’ importante che il governo entro il 30 maggio vari il provedimento del cosiddetto “burden sharing” delle rinnovabili, affiancato da una efficace applicazione del decreto contenente le nuove linee guida nazionali per la semplificazione del procedimento unico, come per altro previsto dall’articolo 12 del Dlgs 387/03, consentendo a livello locale, con l’attuazione del meccanismo del burden sharing, per superare le barriera autorizzative, oggi il vero problema, che ostacola lo sviluppo delle rinnovabili.
Centrare il 20% di rinnovabili al 2020 per l’Italia potrebbe anche rappresentare un modo di rilanciare l’industria italiana del settore che sta avendo grandi sviluppi di ricerca anche con brevetti italiani molto promettenti che potrebbero affermarsi nel mercato globale.
Aldo Iacomelli