SOLE NERO
Presidente, sto cercando di spiegare la costituzione e la storia dell’Unità d’Italia a mio figlio di 7 anni, che, andando in seconda elementare, comincia ora a confrontarsi con la bellezza della vita e con la affascinante storia d’Italia, quella di Mazzini, Garibaldi, e di tanti altri uomini veri.
Presidente, vorrei spiegargli l’articolo 32 e vorrei potergli dire che le istituzioni scelgono il meglio per i propri cittadini e per la loro salute.
La Costituzione, all’articolo 32, recita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Presidente, non voglio essere un suddito di un Italia meno democratica di quella di 60 anni fa, e scoprire, per caso, tra molti anni, di essere stato costretto a fare la radio terapia, gratuitamente ed incosciamente, nella casa dove vivo, o nell’ufficio dove lavoro, o nella scuola dove porto i miei figli, vittima dalle scelte miopi e poco trasparenti di un Ministro qualsiasi della Repubblica Italiana, Scajola o Romani cambia poco. Costui, magari ignaro degli aspetti tecnici della produzione di energia con centrale elettronucleari, incapace di pianificare lo sviluppo energetico del Paese, nel segreto di un omissis sul decreto sulla localizzazione degli impianti, oggi mi impedisce, alla vigilia di un voto referendario, di scegliere e praticare la tutela della salute dei miei figli, della mia famiglia e di me stesso.
Il ritorno al nucleare del Governo è avvenuto senza un dibattito democratico, in nome di un finto decisionismo troppo spesso punteggiato dal tornaconto di bottega, che raramente conicide con la scelta alta fatta per la nazione come fecero Mazzini, Garibaldi e, più tardi, i padri costituenti nel ’48.
E’ un fatto di democrazia: il Governo deve dire subito ai cittadini dove intende costruire le 13 nuove centrali atomiche in Italia (4 subito, anche se non è chiaro quanto subito).
Questo diventa ancora più urgente di sapere con quali soldi e di conoscere quale sarà il ruolo attivo del Governo e delle aziende ancora controllate dal Ministero del Tesoro e quale l’uso dei soldi pubblici nel rinascimento atomico del Bel Paese. Oltre a sapere chi ci gudagnerà!
Continuo a domandarmi se il nucleare serve davvero alle aziende italiane e ai cittadini per avere energia sicura. Servirà a pagare meno l’energia? Oppure sarà un grande debito che qualcuno vorrebbe contrarre nel nome di tutti gli italiani, inclusi anche quelli che nasceranno tra vent’anni?
Il nucleare non è un impianto, è una filiera industriale, molto complessa, dove l’errore o l’incidente (leggi catastrofe naturale imprevedibile ma possibile) non è tollerato, che necessita di un combustibile, l‘uranio, esauribile come il petrolio e il carbone, che genera rifiuti non semplici da gestire.
Il nucleare ha bisogno di tantissima acqua di raffreddamento (e se manca abbiamo capito che possono essere guai molto seri) per garantire il funzionamento. Questi impianti, una volta avviati, debbono funzionare, escluse le soste per guasto o manutenzione, 24 ore al giorno 365 giorni l’anno per trent’anni, sempre con acqua a sufficienza, come insegna la centrale di Fukushima in questi drammatiche ore.
La potenza elettrica installata in Italia è di 94 GW a fronte di una richiesta di picco di 57 GW per poche ore l’anno.
Secondo il Piano strategico della AEEG 2007-2009, nell’allegato A, l’offerta di elettricità in Italia è significativamente superiore alla domanda, grazie ai numerosi impianti entrati in esercizio negli ultimi anni, tendenza che peraltro non è destinata a fermarsi, garantendo quindi una costante e soddisfacente copertura delle punte e rendendo teoricamente possibile anche l’esportazione di energia in maniera non episodica (compatibilmente con la necessità di garantire la sicurezza del Paese in termini di approvvigionamento di gas).
Il “sole nero”, quello della fissione nucleare che fa tremare il paese del Sol levante ed il Mondo, non è sicuro intrinsecamente. Si possono ridurre i rischi, statisticamente, ma non eliminarli. E’ sicuro fino a che non succede qualcosa di non previsto, fino a che l’evento imprevedibile accade. Gli aerei sulle torri, il terremoto, il maremoto, l’alluvione, l’incidente aereo, quello ferroviario…. Tutte cose eccezionali, ma comunque non previste. La cosa prevedibile era la reazione di un governo che deve continuamente mostrare i muscoli ai propri cittadini, salvo poi strizzare l’occhio in campagna elettorale per poi rimettere tutto sotto al tacco. Anzi all’alza tacco!
I risorti nuclearisti italiani si affannano in questo giorni a spiegare che il nucleare è sicuro; che quello “italiano” della obsoleta generazione 3+ sarà sicuro. Più sicuro del nucleare di Tepco, quello dell’impianto di Fukushima che risale agli anni ‘70.
Quello italiano sarà sicuro e ci farà pagare meno l’energia, è strategico e non si torna indietro, tuonano Ministri e sottosegretari che di energia non sanno niente, ma come ogni politico che si rispetti hanno una esimia opinione da sciorinare davanti agli schermi con apparente sicurezza, come quando parlano di ogni argomento. Salvo poi cambiare radicalmente opinione se il “vento dell’opinione pubblica” spira da un’atra parte. In Giappone è tutto sottocontrollo e non ci sono rischi di una nuova Chernobyl, dicono gli amici dell’atomo. Ma i Giapponesi hanno chiesto aiuto alla AIEA, e, fatto non scontato, agli Stati Uniti, perché non riescono a fermare la fissione a Fukushima che, se diventa fusione del nocciolo, libererà ancora più energia e radioattività. Secondo quello che si capisce che sta accadendo con queste continue esplosioni al reattore 2 di Fukushima e data la precaria situazione anche degli altri reattori, stiamo purtroppo andando verso il livello 6 della scala internazionale sulla sicurezza; l’incidente a Three Mile Island (UAS 1979) fu classificato 5 e Chernobyl (URSS 2006) fu classificato 7. A Three Mile Island il reattore rimase integro e ci fu contaminazione con rischio a livello 5. A Fukushima, se fonde il nocciolo dei reattori, o di uno dei reattori, vi è la seguente esplosione del reattore stesso con una contaminazione che rischia di essere estesa e duratura. Nel reattore 3 vi era stato caricato anche plutonio, fatto che ne aumenta la pericolosità.
L’Ambasciata francese a Tokyo ha caldamente consigliato a tutti i cittadini francesi di lasciare la città ed il Paese a causa del rischio radioattvità.
Il nucleare è un sistema di produzione di energia che necessita di un sistema di distribuzione elettrica rigido e centralizzato, che va in controtendenza con gli investimenti europei sulle reti elettriche. Le micro reti e le “smart grid” sono il futuro ma anche il presente perché le soluzioni sono pronte e sono rappresentate dalla micro co-tri generazione (elettricità, calore e frigorie) distribuita, più flessibile, adeguata alle esigenze future e più sostenibile economicamente.
Il riferimento per il costo di investimento per il nucleare è di circa 3.800 dollari per kW di potenza, il carbone di nuova generazione è valutato a circa 1.800 dollari al kW , i nuovi cicli combinati a gas si attestano attorno ai 1000 dollari a kW. L’eolico on-shore è stimato attorno ai 1.300 dollari kW. Secondo EPIA, il fotovoltaico potrebbe arrivare in Europa alla grid parity nel 2012 e già oggi i costi si sono abbassati di oltre il 40% dal 2005. Oggi 1kWp da fotovoltaico costa per grandi impianti meno di 3500 dollari (cioè è più economico del nucleare) e non è pericoloso, non ha costi di combustibile e a fine vita diviene un semplice RAEE, non pericoloso, e un pannello fatto di silicio, cioè sabbia. Per grandi forniture (oltre 1 MWp) il prezzo dei moduli fotovoltaici è inferiore ai 1500 € per kWp.
I kWh prodotti con il solare o con l’eolico non sono meno energetici dei kWh prodotti con il nucleare o con il carbone. Lavorando sull’efficienza energetica, la vera fonte rinnovabile che abbonda e costa meno di ogni fonte tradizionale ed alternativa, si potrebbero abbassare i picchi di domanda di energia. Lavorando poi a sezionare le varie reti di fornitura, che mettono in connessione mini impianti di produzione a rinnovabili e apparati di consumo finali dell’energia, simili alla rete di internet, si potrebbero far funzionare tranquillamente città ed impianti industriali a rinnovabili.
Anche il problema della discontinuità delle fonti rinnovabili è risolvibile con gli accumuli di energia o in salti di acqua in impianti idroelettrici o con stoccaggi di idrogeno in barre di idruri. Certo, se i soldi fossero inevstiti nella ricerca si potrebbe approfondire gli studi sui nano tubi nelle applicazioni energetiche ed in particolare nel miglioramento della tecnologia del ciclo dell’idrogeno, che non è una fonte ma un vettore energetico.
L’Italia dipende all’estero per le forniture di energia ed ha ai confini alpini molte centrali atomiche. Dall’estero noi compriamo circa 50 TWh su quasi 350 TWh di energia consumata all’anno, pari a circa il 14 %. Ciò non tiene però conto della quantità di energia elettrica che esportiamo, ad esempio, verso la Francia durante il giorno, per colmare i loro picchi di domanda. La vendita della Francia verso l’Italia, per lo più notturna, avviene per una loro esigenza tecnologica: quella di collocare il surplus a prezzi bassi sul mercato, pena il blocco degli impianti se non riuscissero a vettoriale quell’energia. Comunque andrebbe immessa in una rete. Si tace troppo spesso che la Francia, che contribuisce con oltre 80% alla produzione del proprio fabbisogno elettrico con il nucleare, dipende dal petrolio in una misura simile all’Italia.
Altra considerazione riguarda la produzione di energia con l’atomo. Nel 2009 il nucleare ha prodotto nel mondo meno elettricità dell’idroelettrico: 2.793 miliardi di kWh (TWh), pari al 14,8% della produzione elettrica globale sono stati prodotti con il nucleare, mentre le centrali idroelettriche hanno prodotto invece 3.121 TWh (cioè circa il 16% della produzione elettrica globale).
Una convenzione statistica amplifica il ruolo del nucleare: in termini di energia primaria totale, la quota coperta dal nucleare è stimata nel 6,2% contro il 2,2% dell’idroelettrico.
Questo arcano numerico deriva dal fatto che il nucleare produce energia termica, 2/3 della quale scaricati nell’ambiente e non utilizzati. Nel mondo solo un numero ridottissimo di impianti recupera una parte del calore di scarto, mentre di fatto, i reattori di potenza producono solo elettricità. Quindi il peso maggiore (triplicato artificialmente) del nucleare non ha effetti sulla energia elettrica realmente prodotta, che resta inferiore a quella derivante dall’idroelettrico. Ma voi recupereste il calore di Fukushima contaminato, se fosse stato collegato ad una rete di teleriscaldamento? Il nucleare sicuro non esiste: esso è intrinsecamente insicuro. Solo che qualcuno è disposto ad accettare questo rischio sulla pelle dei cittadini senza neppure voler svelare dove!
Ogni giorno in Francia, oltre alla potenza nucleare, si consumano circa 2,5 milioni di barili di petrolio per le attiviotà giornaliere, mentre in Italia oggi, completamente sprovvisti di nucleare, consumiamo circa 2,3 milioni di barili di petrolio al giorno per tutte le attività del paese. Dunque quella del nucleare una falsa libertà dal petrolio.
E sulla sicurezza di approvvigionamento? In questi giorni, in Giappone, avvengono black out continui, anche a Tokyo, simbolo di tecnologia e modernità, e nessuno sa per quanto. Un’alluvione come quella del Polesine, di Firenze, di Alessandria, un terremoto come quello di Messina, dell’Irpinia, dell’Umbria, dell’Aquila sono eventi non prevedibili ma possibili e quindi è necessario ripensare il programma energetico del Paese.
Perché Scajola, pur avendo riproposto il nucleare, si è affrettato a dire che la Liguria non era adatta? Perché i Governatori Zaia, Polverini e Formigoni sono favorevoli al nucleare ma non nelle loro Regioni?
Il Governo apra un cantiere per discutere con tutti i portatori di interessi diffusi quale Piano energetico serve al paese: questo è un dibattito che manca dal 1988 nel nostro Paese ma che è necessario per decidere quale energia dare ai nostri figli in sicurezza e affidabilità. Comunque sia, è fondamentale che i cittadini vadano a votare al referendum sul nucleare, per esercitare direttamente un diritto democratico e far pesare la propria opinione.
La Cancelliera Merkel, dopo i fatti di Fukoshima, ha deciso di spegnere le due centrali più vecchie della Germania e la Svizzera ha annunciato una stretta sulla sicurezza. L’Austria chiede un controllo su tutti i reattori Europei in esercizio.
Il Governo dica subito agli italiani dove ha deciso di realizzare le centrali nucleari, in quali Provincie e in quali Comuni e vediamo cosa pensano i cittadini. Vediamo quanto consenso ottiene il Governo su questa localizzazione. Quel consenso che manca a partire dai Presidenti delle Regioni, che dal Veneto al Lazio alla Lombardia alla Sardegna da tempo hanno detto sì al nucleare ma non nella propria terra. Sarà la sindrome di NIMBY, ma anche il buon senso di madri e padri di famiglia che non sceglierebbero un realismo politico astratto per sacrificare la sicurezza, la salute ed il futuro. Non è sempre e solo un problema economico. E’ indispensabile smettere subito di misurare tutto solo e soltanto con il metro economico. Costerà di più l’energia? Ce ne faremo una ragione, come ce la siamo fatta di tanti altri aumenti, per esempio quello inspiegabile della benzina. Talvolta chi più spende meno spende. Dipende quali indicatori si usano per fare le valutazioni. E non è detto che il denaro debba essere il primo ed unico parametro. Lo capiranno anche gli industriali. Anzi lo sanno già!
Aldo Iacomelli