Home » Alessandra Lasco » Azioni »

Emissioni di SOx: bene in generale, ma attenzione al mare

27 maggio 2009 0 commenti
cargo1

Foto di Paolo Orlandi

Nell’ambito di una generale diminuzione delle emissioni di SOx,  quasi il 50% in meno nell’arco di 8 anni, spicca la crescita dell’inquinante proveniente dal settore marittimo, che nel 2007 risulta più che raddoppiata.
A richiamare l’attenzione sul problema, l’ISPRA, che anticipa in un estratto il Rapporto, prodotto in collaborazione con Assoporti, “Traffico marittimo e gestione ambientale nelle principali aree nazionali”, di prossima pubblicazione. Dal 1998 al 2006, la presenza in atmosfera SOx, estremamente dannoso per la salute e per l’ambiente, si è quasi dimezzata passando da circa 1 milione di tonnellate a ad oltre 500 mila.
A registrare la riduzione maggiore  il settore energetico  ch,e  da oltre 644.000 tonnellate arriva a circa 184.000, con un calo del 71%. Salgono invece, da circa 177.000 a circa 189.000 tonnellate (con un aumento del 6%), le emissioni dei trasporti. E’ proprio in questo ambito che diventa determinante il contributo del traffico marittimo nazionale e, soprattutto, internazionale che, nel periodo di riferimento, risulta responsabile per più dell’80% delle emissioni totali da trasporto e diventa la principale fonte di ossido di zolfo. Causa di tale cambiamento, l’aumento del traffico merci nazionale e internazionale, dovuto essenzialmente al successo della generale politica di riequilibrio modale dei trasporti. Ben 492 milioni di tonnellate il totale delle merci movimentate nelle 23 Autorità portuali prese in esame dall’ISPRA, più del 26% rispetto al 1998. Genova, con 57 ,2 milioni di tonnellate (pari al 12% del traffico) ed un incremento del 27% rispetto al 1998, è il primo porto italiano per movimento complessivo di merci, seguita immediatamente da Taranto con 47,2 milioni di tonnellate e un aumento del 28% rispetto al 1998 (circa il 10 % del traffico totale).
Di particolare successo nel nostro paese il traffico RoRo , cioè di rotabili (i traghetti che trasportano tir, macchine e camion): in Italia sono 15 i porti che nel 2007 hanno movimentato più di 1 milione di tonnellate di merci. Su tutti, Livorno e Genova, rispettivamente con 12 e 9 milioni di tonnellate. Un buon risultato, dunque, favorito anche dal progetto Autostrade del mare che, grazie alla creazione di un sistema integrato di collegamenti più sostenibili, ha fornito più di un’alternativa valida al trasporto delle merci su gomma.
L’altro lato della medaglia è che all’aumentare del traffico marittimo crescono anche le emissioni di questo inquinante, anche perché il combustibile usato dalle navi ha un tenore di zolfo maggiore rispetto a quello usato nell’autotrazione.
Non a caso, infatti, in tutto il mondo si stanno implementando nuovi sistemi di alimentazione da terra delle navi ferme in banchina. A Los Angeles tale sistema, chiamato “Cold Ironing”, ha permesso ad una nave portacontainer di 8.660 TEU di tenere i motori spenti per tutta la durata della sosta nel porto (cinque giorni), permettendo una riduzione in termini di emissioni e di inquinamento acustico. In Europa ( il primo paese sarà la Germania) arriveranno presto le cosiddette navi con la spina: Lubecca sarà la prima che, utilizzando la tecnologia Siemens, renderà compatibile l’energia elettrica derivante della città (che opera con una frequenza di 50 Hertz) con quella delle navi (60 Hertz). L’energia elettrica in questione deriva esclusivamente da centrali eoliche.
In Italia il “Cold Ironing ad energia alternativa”, progettato per Genova, prevede l’installazione nel porto di impianti fotovoltaici e di una dozzina di pale eoliche da 1,5 megawatt di potenza per ricaricare le navi attraccate alla banchina. Anche l’Autorità Portuale di Civitavecchia ha investito circa 8 milioni di euro in un progetto di Enel e Fincantieri per lo sviluppo di energia da fonti rinnovabili. L ‘accordo prevede la creazione di un accosto elettrificato per le navi da crociera, l’installazione di pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici all’interno dello scalo e un impianto eolico off-shore in grado di generare una potenza pari a qualche decina di megawatt.