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Il dissesto italiano è on line almeno da tre anni

18 febbraio 2010 0 commenti

AEra il 13 novembre del 2007 quando l’ISPRA, allora APAT, presentò il rapporto IFFI, l’inventario delle Frane in Italia. Un’ interessante e precisa messa a fuoco del dissesto su scala nazionale che censiva ben 470 mila frane per un totale di 20 mila km di territorio e di 5.596 Comuni italiani colpiti.  Di questi  4.530 venivano classificati  con livello di attenzione elevato e molto elevato .  Non solo: lo stesso rapporto stimava in 50 anni un totale di 2.552 vittime di eventi franosi.   Ma che fine fanno questi lavori realizzati per fornire un supporto vero al monitoraggio del territorio?   Una domanda difficile perché come nel caso di IFFI e come sempre, di questi rapporti fondamentali per la pianificazione territoriale se ne parla solo quando non se ne può fare a meno. Eppure l’inventario è on line! Non è molto lontano l’evento calabrese che è costato la vita ad alcuni ragazzi che, dentro a un pullman, passavano proprio in quel punto dell’autostrada nell’esatto momento in cui la montagna ha ceduto.  In quel caso la Commissione Trasporti della Camera si è ricordata dell’esistenza del censimento dei fenomeni franosi richiedendo all’Istituto ulteriori dettagli. Si, perché l’Ispra quella frana l’aveva già censita insieme a tutte le altre che in questi ultimi giorni sono tornate alla ribalta, e per vederle ed esserne a conoscenza è sufficiente un semplice click. Lo possono fare tutti e non occorre essere scienziati per notare quell’enorme chiazza marrone ( usata per indicare le zone a rischio) intorno all’area del messinese. La condizione di estrema fragilità in cui versano Sicilia e Calabria  è stata sempre messa in evidenza dal Servizio Geologico d’Italia.  Anche in occasione del centenario del sisma del 1908 fu nuovamente ribadita l’estrema vulnerabilità  dovuta alle caratteristiche del terreno, fondali compresi, ma anche  ad una pianificazione urbanistica a dir poco disattenta. Nel 2007,  il convegno di presentazione di IFFI terminava con queste parole “Gran parte dei fenomeni franosi, come è noto, si riattivano nel tempo. Risulta, dunque, evidente il ruolo fondamentale rivestito dall’attività conoscitiva del progetto che, basato sulla raccolta e l’archiviazione delle informazioni sulle frane, permette una corretta pianificazione territoriale (individuazione di aree di nuova urbanizzazione, limitazione d’uso e vincoli), progettazione di nuove infrastrutture riducendo, di conseguenza, rischio, danni ed eventuali vittime”.  In altri termini le conoscenze e le competenze esistono, ma bisogna utilizzarle. Per non parlare poi delle tecnologie che, oggi, permettono ad ogni cittadino di controllare lo stato del territorio sul quale è costruita la propria casa ed eventualmente far sentire la propria voce:  “ Grazie ad IFFI – ha spiegato Leonello Serva, Direttore del Servizio Geologico d’Italia dell’ISPRA – è possibile verificare personalmente se la zona in cui si vive è a rischio .  Tutti possono e devono sollecitare Enti e Istituzioni a prenderne atto e mettere in campo azioni di prevenzione concrete.”

On line si può constatare non solo quello che sta accadendo  in questi giorni, ma anche lo stato in cui versa, solo per fare un esempio, la Salerno – Reggio Calabria.  Giudicate voi: http://www.mais.sinanet.apat.it/cartanetiffi/