Cocaina nell’aria: in estate concentrazioni da 10 a 100 volte superiori alla diossina
Drogati, ma non per libera scelta. Si potrebbe riassumere anche così il quadro emerso dalle analisi avviate nel 2009 dal CNR, in collaborazione con le ARPA regionali, per rilevare l’eventuale presenza di cocaina e hashish in atmosfera.
I risultati dell’indagine scientifica P.S.A.L.M. (Psychotropic substances in the Atmosphere) sono stati davvero inaspettati: non solo le tracce di droga sono presenti nell’aria di tutte città italiane, ma lo sono anche in zone apparentemente non contaminate, sia nel periodo invernale che estivo. Le regioni del Nord Italia risultano più ricche di stupefacenti del Centro e del Sud e l’area metropolitana di Roma “sta peggio” del resto dell’Italia Centrale. Milano è la città con le concentrazioni di cocaina più alte, fino a 0,5 nanogrammi per metro cubo, seguita dalla capitale (0,140 ng/m3), da Bologna (0,104) e da Bari (0,033). Per i cannabinoidi (componenti dell’hashish) invece il dato più elevato si sposta a Roma, oltre 1,0 ng/m3.
“Le concentrazioni di droghe sono piccole in termini assoluti – spiega l’autore della ricerca Angelo Cecinato – assai meno di un miliardesimo di grammo per ogni metro cubo d’aria, ma molto interessanti in termini relativi. I contenuti di cocaina e cannabinoidi nelle polveri atmosferiche risultano appena inferiori a quella del benzo(a)pirene (BaP), l’idrocarburo cancerogeno scelto dalla legislazione europea per valutare la qualità dell’aria e da 10 a 100 volte superiori a quelle di molti inquinanti famosi come le diossine le quali, sopratutto in estate, non arrivano a 0,01 ng/m3”.
Il contenuto di stupefacenti nelle polveri rispecchia l’entità di consumo nel territorio, dato questo che porta il consumo al primo posto (ancora da confermare) tra le possibili sorgenti. Le altre, potrebbero essere rappresentate dallo smercio e il confezionamento (perdite di piccole percentuali), la raffinazione, il trasporto (macro e micro) e la distruzione (partite di coca, rifiuti contaminati).
Ancora da analizzate i possibile effetti sulla salute: anche se non si può affermare, né escludere del tutto, che le concentrazioni osservate abbiano una ricaduta di tipo sanitario, le droghe atmosferiche sono associate alle polveri fini (il cosiddetto “particolato sottile”) e di conseguenza facilmente respirabili. “E’ stato calcolato che non basta una vita per assumere una dose di cocaina dall’aria – conclude Cecinato – ma la “legge dei grandi numeri” potrebbe far sì che la frequenza di alcune patologie sia chiaramente “accelerata”.
La ricerca, pubblicata sulla rivista internazionale “Atmospheric Environment”, è senza precedenti nel mondo e in tutta la letteratura scientifica solo in pochi esaminano l’argomento.
di Alessandra Lasco