Relitto di Panarea: nelle anfore 2000 anni di biodiversità marina
Risale al 1000 DC e contiene al suo interno oltre 500 anfore con la bocca inclinata verso la corrente. La speciale posizione ha permesso che nel carico trasportato si collezionassero ben 2000 anni di biodiversità marina.
E’ questa l’ultima scoperta della Soprintendenza del Mare che, in collaborazione con l’ISPRA, ha ritrovato il relitto romano a largo dell’isola di Panarea e visionato il carico contenuto.
Le anfore del tipo Dressel 21-22, di fabbricazione laziale erano probabilmente adibite al trasporto di garum e frutta fresca o secca, oltre che granaglie di vario tipo. La loro posizione ( sdraiate su di un lato), leggermente diversa da quella originale della nave, indica inoltre che imbarcazione, scivolando sul fondo, si sia appoggiata su un fianco e che l’affondamento sia avvenuto probabilmente per turbolenza marina che ha fatto imbarcare acqua alla nave facendola scivolare delicatamente sul fondo.
All’interno dell’anfora prelevata sono stati ritrovati, nel contenuto separato attraverso il passaggio su una pila di setacci, numerosi organismi marini a guscio calcareo. L’ analisi di tali organismi potrà definire alcuni aspetti relativi ai cambiamenti della diversità biologica nel tempo: “Gli studi dei componenti isotopici degli elementi chimici che costituiscono la struttura e degli organismi ritrovati – afferma Franco Andaloro, responsabile della campagna di ricerca dell’ISPRA – potranno dare importanti indicazioni sulle condizioni oceanografiche dell’area eoliana e del cambiamento climatico nel corso degli ultimi duemila anni”. Gli studi, che saranno condotti nei laboratori dell’ISPRA in Sicilia, potranno dare anche informazioni sul vulcanismo eoliano e l’acidificazione.