Aria nelle scuole: meglio in strada che in classe
Le malattie respiratorie sono la prima causa di assenza a scuola e in aula, spesso, si respira una brutta aria. A dimostrarlo i risultati dello studio sull’inquinamento indoor nelle scuole effettuato da ISPRA, Ministero dell’Ambiente e Federasma ONLUS.
In Italia aumentano i bambini allergici o asmatici: dei1.153 alunni intervistati (13 scuole e 6 diverse Regioni), quasi il 30% soffre di rinite allergica, il 20 % tossisce frequentemente e il 14% lo fa anche di notte . Lo studio, realizzato nell’ambito del progetto internazionale SEARCH (School environment and respiratory health of children), ha messo in luce le relazioni esistenti tra inquinamento esterno e interno. In ogni classe ( esaminate a campione in 13 scuole ed in 6 regioni diverse) durante il periodo invernale e quindi con i riscaldamenti in funzione, sono stati effettuati monitoraggi ambientali per la qualità dell’aria, misurando le concentrazioni dei principali contaminanti atmosferici BTEX, ALDEIDI, NO2, PM10 sia all’esterno (ambiente outdoor) che all’interno della scuola (ambiente indoor).
In aula si accumulano più inquinanti che in strada: traffico, fermate di autobus e altre fonti fanno salire i valori delle polveri sottili (Pm10) che, entrando nelle aule, raggiungono concentrazioni anche superiori agli 80 microgrammi/ora. Un contributo al peggioramento della qualità dell’aria arriva anche dalle sostanze rilasciate da mobili, vernici e prodotti per la pulizia, in primis la formaldeide ( inquinante chimico rlasciato nell’aria da mobili, colle adesive, vernici, detergenti per la casa e spray mangia polvere) la cui presenza è risultata in Italia superiore alla media europea. E non è tutto. Umidità, cattiva ventilazione e caldo fanno crescere anche altri allergeni come acari, muffe e pollini, oltre alle concentrazione di alcuni inquinanti chimici volatili
Durante il convegno romano, organizzato per presentare i risultati dello studio cha ha coinvolto le scuole di Lombardia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Sicilia ed Emilia Romagna, sono stati spiegati i possibili effetti diretti dell’ inquinamento sull’uomo: in termini di secondi / minuti l’esposizione all’aria malsana può comportare irritazione ad occhi, naso, bocca, laringe e trachea; se si parla invece di ore/giorni i possibile effetti variano dalla Rinofaringite, tonsillite, tracheo-bronchite, otite, influenza fino alla crisi asmatica. Un’esposizione mensile o annuale può invece avere tra le possibili conseguenze bronchite cronica, asma e addirittura enfisema.
Quello del monitoraggio degli inquinanti in classe è stato solo il primo passo, il secondo è stato la produzione di una brochure, disponibile sul sito dell’IPSRA, con tutti i suggerimenti utili ad una prevenzione, poco costosa, ma efficace. Tra gli accorgimenti per evitare l’aria viziata, l’accumulo di polveri e di sostanze chimiche, l’uso di piante “mangia veleni“, il cui potere “assorbente” è stato scoperto dalla NASA proprio per migliorare la qualità dell’aria all’interno delle navicelle. La felce di Boston o il ficus benjamin, ad esempio, sono in grado di rimuovere da 12 a 20 microgrammi l’ora di formaldeide; per assorbire metanolo, acetone e formaldeide e benzene risultano efficaci spatifillo, pothos, filodendri e gerbere. Se poi si vuole ritinteggiare classi o palestre, gli esperti consigliano di utilizzare vernici foto-catalitiche o ecoattive, che riescono a trasformare le sostanze inquinanti in residui innocui (sali minerali, calcio), fungendo quindi da agenti anti-inquinanti e antibatteri