Depressione o ischemia? Può essere colpa anche del rumore
Se sentite spesso ronzii alle orecchie o accusate disturbi del sonno, facile irritabilità, diminuzione della capacità di concentrazione o persino variazioni dei valori di colesterolo e soprattutto abitate in zone molto trafficate, è possibile che una delle cause sia l’inquinamento acustico e quindi il rumore. Quest’ultimo, come dimostrato ampiamente dagli studi condotti finora e riassunti nell’ apposita sezione del sito “Agentifisici” dell’ISPRA, operando come elemento di stress interagisce con il benessere fisico-mentale e può attivare diversi sistemi fisiologici provocando, tra l’altro, aumenti della pressione sanguigna, del ritmo cardiaco, nonché vasocostrizione e ischemie. Le conseguenze non sono chiaramente così immediate e dirette, ma dipendono da tre fattori fondamentali: intensità, frequenza e durata dell’esposizione al rumore.
Le possibili vittime di questa condizione, secondo la European Environmental Agency, sono circa 60 milioni (dicembre 2010), tutti cittadini europei che si trovano esposti a livelli eccessivi di rumore (cioè maggiori di 55 dB) il cui principale responsabile, ovviamente, sembra essere il traffico veicolare. E anche in questo campo l’Italia conquista un’ottima posizione: in base ai dati disponibili sul sito NOISE dell’EEA, la nostra nazione si colloca al secondo intervallo in ordine di gravità (valori compresi tra 778.600 e 4.439.400 di persone esposte al rumore) indicando quindi un elevato numero di persone a “rischio”. Nella stessa condizione si trovano anche Spagna e Germania, mentre l’Inghilterra occupa il primo posto.
In relazione al traffico veicolare invece siamo proprio noi a detenere il dato più alto di persone esposte per Km (maggiore di 459). In dettaglio, dalle informazioni relative alle “mappe acustiche strategiche delle infrastrutture stradali all’interno degli agglomerati urbani con più di 250.000 abitanti”, trasmesse alla Commissione Europea dal MATTM, risultano 1.957.800 esposte a Lden 55-59 dB e 4.700 a Lden >75 dB, dove per Lden si intende il livello di rumore complessivo per il periodo giorno-sera-notte.
Ma non è il caso di allarmarsi. Secondo gli studiosi “l’entità e la durata di questi effetti da inquinamento acustico sono determinate in parte dalla sensibilità individuale, dallo stile di vita e dalle condizioni ambientali e le risposte individuali sono estremamente variabili. Due individui diversi, sottoposti allo stesso stimolo, possono infatti manifestare conseguenze differenti. Inoltre, non solo il rumore è soltanto uno dei molti elementi di stress in grado di stimolare le stesse risposte fisiologiche, ma la reazione del singolo individuo può essere mediata e/o modificata da molti fattori. In ogni caso gli effetti più rilevanti rimangono quelli cardiovascolari e quelli mentali, in particolare la depressione.