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Ambiente urbano: le città crescono di 100 ettari al giorno, ma si spreca meno acqua

9 giugno 2011 0 commenti

Sembrano buone le misure di razionalizzazione dell’acqua adottate nei principali centri italiani. Nelle 48 città prese in esame dall’Ispra, nel Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano 2011, i consumi di acqua  potabile calano dell’11%. Nel 2009 sono Prato (44,4 m3 /ab), Sassari (46,8 m3/ab) e Foggia (48,1 m3/ab), le città che hanno risparmiato di più mentre la maglia nera degli sprechi la vincono Monza (93,6 m3/ab),  Pescara (90,3 m3/ab), Milano (85,8 m3/ab) e Roma (85,5 m3/ab). Si riducono anche le perdite nelle reti che, in media, dal 31% passano al 29%; in termini di ambiti territoriali ottimali (ATO), tra le ultime 14 città inserite nello studio la Sardegna, che spreca oltre il  45 % dell’acqua immessa nelle reti idriche, è il tallone d’Achille delle perdite nel 2008, poco distante da Siracusa, con 45,3%. L’ATO Forlì–Cesena si conferma anche quest’anno l’ambito territoriale con il valore più basso di perdite di reti (17,8%). Molto buona, invece, la percentuale di acque reflue depurate che, nelle 49 città, risulta maggiore del 90% (in 28 arriva al 100%), anche se ne restano ancora 7 che non arrivano al 70%. Anche se la situazione rimane alquanto complicata, dallo studio Ispra il Belpaese sembra perdere meno acqua degli anni passati, a fronte di una incredibile crescita di estensione delle città e del relativo consumo di suolo. Le aree urbane in Italia continuano a divorare il suolo al ritmo di 100 ettari al giorno: tra il 1999 e il 2006 si è costruito ogni anno per un’estensione equivalente a 3 volte la superficie di Napoli. Molte città hanno aumentato la propria estensione diminuendo la densità abitativa: è successo, ad esempio, a Roma, passata da un’intensità d’uso di 109,5 abitanti per ettaro di suolo consumato a una di 80 abitanti per ettaro, tra il 1990 e il 2008. A livello nazionale, l’intensità d’uso è scesa dai 35,6 ab/ha del 1994 ai 30,9 del 2006. Si acuisce il fenomeno dell’impermeabilizzazione (soil sealing): dal 1994 al 2006, infatti, la copertura delle superfici urbane con materiali impermeabili è passata da 281 a 323 metri quadri per abitante, contribuendo ad inibire ancora di più le funzioni vitali proprie del suolo.