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Città senza pollini: da miraggio a proposta concreta.

23 aprile 2012 0 commenti
Foto di Franco Iozzoli

Foto di Franco Iozzoli

Guerra fredda ai pollini. Dagli esperti arriva una nuova proposta per combattere le allergie: la realizzazione nei centri urbani di spazi verdi  “anti allergia”, corretti o progettati ex novo in funzione del malato. Una vera e propria lotta quella condotta da ISPRA, AIA e FEDERASMA che invita  Amministrazioni, Enti ed Istituzione ad adottare e promuovere una nuova cultura del verde pubblico e privato.

E’ ormai risaputo che Ambrosia, Cipressi, Betulla, Cupressacee e soprattutto Graminacee sono solo alcune delle specie altamente allergizzanti presenti nelle aree verdi urbane e che continuano ad essere  piantate anche lungo i viali delle città. L’effetto è ovvio: aumento di pollini e conseguente intensificazione degli allergeni in atmosfera. Solo a Roma ed esclusivamente per le Cupressacee, l’indice pollinico è cresciuto in cinque anni di ben 7 volte, passando da 3.000 a 21.000. Stesso andamento per le graminacee, le più diffuse in assoluto, che nello stesso periodo 2006 a 2011 passano da 2000 a 11000 (fonte AIA).

Dati allarmanti se si pensa che le malattie allergiche sono ormai la prima causa di malattia cronica per la fascia di età compresa tra 0 e 14, seguite da  asma e bronchite. E il quadro fornito dal Rapporto sullo Stato Sanitario del Paese di FEDERASMA non è certamente confortante: dal 1950 ad oggi  la percentuale di popolazione colpita da una manifestazione allergica è passata dal 10% al 30%, dato questo che include bambini ed adolescenti in età scolare. Il 10% dei bambini al di sotto dei 14 anni soffre di asma bronchiale, nell’80% dei casi provocata da allergie, mentre il 18-20% di rinite allergica. Ancora, il 10% è colpita da dermatite atopica, malattie che riconoscono nell’inquinamento indoor/outdoor e nel fumo di sigaretta, due importanti fattori di rischio e causa di esacerbazione della malattia.

“Ma questa diffusione della patologia – affermano gli esperti – si può ridurre. Bastano poche mosse: una nuova “dimensione verde” che tenga conto degli impatti sulla salute, una corretta gestione ed il monitoraggio permanente dei pollini”. Le nuove aree verdi o la “correzione” di quelle già esistenti  con piante non allergeniche (acacia, acero ippocastano, corbezzolo, palme, agrumi, magnolia, alloro), potrebbero portare una diminuzione significativa degli allergeni nell’aria favorendo una migliore qualità della vita del paziente allergico.

Gli spazi verdi “anti allergia” proposti dagli esperti devono però essere accompagnati da una corretta gestione, con sfalci e potature che precedano la fioritura. Solo così si riuscirebbe ad ottenere lo stesso effetto di riduzione di pollini anche per le piante erbacee spesso altamente allergizzanti (graminacee, urticacee, paritaria).

“L’operazione  – afferma Vincenzo de Gironimo dell’ISPRA, non dovrebbe comportare un grande impegno in termini economici. Per la maggior parte dei casi, spiega, non si tratta di sostituire le piante attualmente presenti, ma di sistemare accanto quelle ritenute più idonee. Bisognerebbe iniziare il prima possibile, conclude, partendo da scuole ed ospedali”.