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La storia dell’arte a rischio: oltre 40.000 beni culturali minacciati da inquinamento, frane e alluvioni

3 marzo 2015 0 commenti

Prosegue il processo di degrado dei beni culturali dovuto a inquinamento atmosferico, frane e alluvioni. Oltre 3.000 beni danneggiati solo a Roma, con perdita di superficie dovuta ad inquinamento. Un processo che – affermano ISPRA e ISCR, titolari dello studio presentato oggi – in continua accelerazione negli ultimi decenni.
Frane ed alluvioni minacciano invece la conservazione di oltre 60.000 beni: 14.000 sono quelli esposti ad eventi franosi, 28.483 ad alluvioni e 39.025 quelli ad alluvioni rare ma di estrema intensità. Sempre nella capitale, superano i 2.000 i beni immobili a rischio idraulico e l’area inondata comprenderebbe anche il centro storico (Piazza Navona, Piazza del Popolo e il Pantheon). A Firenze invece il numero dei beni in pericolo per la stessa causa supera i 1000, tra cui la Basilica di Santa Croce, la Biblioteca Nazionale, il Battistero e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Tra i i borghi storici interessati da fenomeni di dissesto spiccano Volterra (PI) con il crollo di una porzione delle mura medievali nel 2014, Civita di Bagnoregio (VT) e Certaldo (FI).
Diverse le operazioni di salvataggio messe in campo da ISPRA e ISCR: per monitorare le condizioni ambientali del territorio in situ ( e quindi i danni da inquinamento), i due enti hanno avviato nel 2013 una campagna sperimentale condotta presso 7 siti selezionati a Roma, all’interno del Grande Raccordo Anulare (in corrispondenza di altrettante stazioni della rete di monitoraggio della qualità dell’aria con lo scopo di individuare una correlazione tra la ‘dose’ (le concentrazioni di inquinanti presenti in atmosfera e l’intensità dei fattori climatici) e la ‘risposta’ (il danno subito dai materiali esposti espresso come perdita di materiale e sporcamento).
Negli ultimi anni, è stato anche affrontato il problema dell’impatto dei cambiamenti climatici sul
patrimonio culturale, identificando i parametri ambientali prioritari che ne determinano il degrado,
sviluppando un primo caso di studio per la città di Ancona. Il rischio è stato analizzato in funzione dello stato di conservazione (vulnerabilità) di alcuni beni di natura calcarea (i 25 monumenti architettonici e 2 beni archeologici) selezionati nella città e la potenziale aggressione ambientale (pericolosità intesa come erosione) del territorio anconetano: quelli maggiormente a rischio risultano Mole Vanvitelliana o Lazzaretto, il Tempio di San Rocco, la Chiesa del SS Sacramento, la Porta Farina e la Chiesa del Gesù.
L’ISPRA ha infine presentato metodologie e tecniche innovative di monitoraggio satellitare, che consentono di analizzare su area vasta i beni culturali esposti a fenomeni franosi lenti e quindi di identificare le priorità e pianificare studi di maggior dettaglio, sopralluoghi e l’adozione di sistemi di monitoraggio strumentale in situ.