Lo scudo che ripara anche dall’etica
Succede alle banche, tranne una (che non riveleremo immediatamente per elementari questioni di suspense) e almeno quando sono in ballo sul serio “i piccioli” ed i buoni clienti. Strabismo, schizofrenia, “semplice” avidità o radicata abitudine a raccontare una cosa e a farne un’altra?
Leggiamo ad esempio dal sito di Banca Sella: «L’attività e il catalogo prodotti di un istituto bancario che eroga credito e chiede fiducia agli investitori deve essere pervaso da principi e valori etici. I valori del Gruppo infatti sono la linea guida portante alla base della realizzazione di qualunque prodotto/servizio». Oppure ancora dal Codice Etico di Intesa San Paolo (in pdf, sul sito): «Oggi le imprese sono chiamate ad assumere una responsabilità più ampia, che non si esaurisce con gli effetti economici dell’attività che compiono. (…) …interessi che concernono la conservazione dell’ambiente naturale, la salute, il lavoro, il futuro, il benessere dell’intera collettività e la salvaguardia del sistema di relazioni sociali». E via di questo passo…
Ma le cose cambiano, e parecchio, quando questi fantastici principi incontrano “una legge già odiosa (che) diventerà uno strumento di illegalità”, ovvero il cosiddetto “scudo fiscale”, secondo la definizione del sostituto procuratore Bruno Tinti adottata dall’appello “Presidente, non firmi!” diretto al presidente della Repubblica, che comunque ha già trovato il modo di non badarvi, assicurandoci che “non è un’amnistia” (si muove come un’amnistia, parla come un’amnistia, ha gli effetti di un’amnistia … ma dev’essere un garofano).
Ma torniamo alla declinazione bancaria degli altisonanti principi di cui sopra che, al contatto con la realtà della vita e dei flussi di denaro, suona così (dall’articolo di Rosaria Amato su Repubblica):
- Banca Sella: “Grande interesse tra i clienti” “Interesse ce n’è parecchio, i clienti chiedono, sono interessati a sapere come utilizzare lo scudo fiscale sia i clienti già nostri, sia i clienti di altre banche, che in questi giorni ci hanno chiesto informazioni abbastanza dettagliate”, dice Silva Lepore, responsabile private banking del Gruppo Banca Sella. Insomma, le banche sono già prontissime alla sfida della concorrenza: “Per noi è un modo di lavorare quotidiano: noi tutti viviamo in un mondo, in una realtà dove la concorrenza fa la sua parte. Tutti andremo a proporci in maniera consona agli strumenti che ognuno ha”. Nel Gruppo Banca Sella, spiega Lepore, le operazioni verranno coordinate “dalla struttura del family business, con sede a Torino: ci sono fiscalisti internazionali, persone che hanno le capacità di gestire non solo patrimoni, ma anche altre esigenze. Siamo in grado di garantire tante soluzioni quante saranno le necessità della clientela”.
- Intesa Sanpaolo: “In prima linea accanto al cliente”. Anche per il Gruppo Intesa-Sanpaolo, spiega Saverio Perissinotto, condirettore generale vicario di Intesa Sanpaolo Private Banking, la concorrenza tra banche “si baserà sul qualità e sulla completezza del servizio offerto (consulenza sulla situazione di partenza, offerta di servizi e prodotti, flessibilità in funzione delle esigenze della clientela) e sulla capacità di risposta ai casi più complessi”. Ecco perché le strutture di private banking del gruppo saranno “in prima linea per assistere la clientela che vuole aderire allo scudo fiscale, collaborando anche con la rete degli sportelli bancari del gruppo presenti su tutto il territorio nazionale”. Obiezioni morali (…)? “Il gruppo agisce nel rispetto della normativa vigente - replica Perissinotto - e presta assistenza alla propria clientela anche nel quadro del rientro dei capitali”.
Parole e comportamenti che si commentano da soli. Se qualcuno aveva pensato che l’etica nelle banche tradizionali fosse qualcosa di più di uno slogan pubblicitario … beh, benvenuto sul Pianeta Terra. Ma risolviamo la suspense: c’è un’eccezione a questo andazzo, e noi la conosciamo bene: Banca Popolare Etica. Spesso l’abbiamo criticata, e speriamo di avere ancora in futuro la possibilità di dibattere anche aspramente sulle sue scelte e sui suoi comportamenti, ma questa volta un po’ di pubblicità secondo noi se la merita e vale la pena di riportare il comunicato riportato sul suo sito “Banca Etica e Etica Sgr non accetteranno capitali rientrati in Italia grazie allo scudo fiscale”: «Padova/Milano, 24 settembre 2009. Banca Popolare Etica, la prima banca italiana che opera interamente secondo i principi della finanza etica e Etica Sgr, la società di risparmio gestito del gruppo, che investe solo in fondi che rispondono a rigorosi criteri etici, non accetteranno la raccolta di capitali che dovessero rientrare in Italia grazie allo “scudo fiscale” e di conseguenza non predisporrà alcuna misura commerciale e operativa al fine di attirare tali capitali o facilitarne il rientro. “I principi della Finanza Etica che ispirano per intero la nostra attività – spiega Mario Crosta, direttore generale di Banca Etica – prevedono la piena tracciabilità del percorso del denaro e la provenienza lecita di quello che raccogliamo. Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale, potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe una violazione del nostro DNA e un tradimento dei clienti che ci scelgono quotidianamente in nome di un uso responsabile del denaro ».
Mentre la maggior parte degli istituti di credito stanno mettendo in campo “task forces” di esperti e strumenti finanziari ad hoc per intercettare il ghiotto boccone dei capitali occultati e ora in via di rientro, Banca Etica opera una scelta di sobrietà e responsabilità che va anche nella direzione dell’educazione finanziaria e della responsabilizzazione dei cittadini. “Sebbene per tutti gli istituti di credito la raccolta di risparmio sia essenziale e strategica, soprattutto in questo periodo di crisi, l’intermediazione di denaro proveniente da attività illecite snatura e umilia l’impegno per la legalità che noi, insieme ad altri istituti bancari, associazioni e cittadini scegliamo quotidianamente” dice Fabio Salviato, presidente di Banca Etica e di Etica Sgr. “La normativa proposta tra l’altro potrebbe esonerare gli intermediari finanziari anche dall’obbligo di segnalare eventuali operazioni in odore di riciclaggio. Non è certo in questo modo che il settore bancario recupera la fiducia dei cittadini. Il bisogno del Governo di fare cassa non giustifica un condono iniquo verso i risparmiatori che hanno sempre rispettato le regole e profondamente diseducativo. In Italia l’evasione fiscale è una piaga da combattere con il rigore e non con le sanatorie a basso costo”.