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Moria delle api: nuove ipotesi sul fenomeno

10 maggio 2009 0 commenti

Dubbi sulle cause del colony collapse: tra le cause anche il global warming. Foto di Napalm filled tiresTorniamo a parlare di api. A seguito del post sull’innocenza dei neonicotinoidi, Danilo e Alberto (che ringrazio) hanno inserito nei commenti alcuni interessanti link ed articoli che proverebbero la reale colpevolezza di questi composti chimici; il video in particolare è decisamente istruttivo.

Della stessa opinione il Ministro dell’Agricoltura Luca Zaia che si dice soddisfatto del ritorno delle api nel nord Italia, grazie al divieto di utilizzo degli insetticidi sopracitati. Nel frattempo uno studio dell’Università di Milano rivelerebbe che tra le cause della moria ci sarebbe anche il global warming.

I risultati mostrerebbero che, a seguito dell’allungamento della stagione attiva di circa un mese gli insetti sarebbero maggiormente stressati, il che inciderebbe sulla mortalità delle api. Inoltre, a seguito dei caldi precoci, il ciclo di covata verrebbe alterato e porterebbe le api ad una maggiore predisposizione nei confronti della varroa, il maggior parassita delle api.

Se volessimo considerare attendibile l’innocenza dei neonicotinoidi, quest’ultima ricerca darebbe una spiegazione parziale sul perchè le api quest’anno siano aumentate: le particolari condizioni climatiche del periodo, caratterizzate da piogge intense e frequenti potrebbero aver inciso sulla raccolta del polline, riducendo lo stress e quindi le morti.

In California invece, l’incremento di popolazione delle api è stata spiegata con una maggiore differenziazione colturale. Infatti, a seguito della crisi economica che ha colpito la coltivazione del mandorlo, si sarebbero utilizzate altre specie, favorendo una dieta più varia per le api. Secondo queste ipotesi tutt’altro che accertate, la dieta monotona indotta dalla specializzazione colturale della zona avrebbe portato ad un indebolimento del sistema immunitario degli insetti.

Come spesso capita ci troviamo difronte a diverse “scuole di pensiero” per usare un eufemismo: abbiamo studi che dicono una cosa ed altri che ne sconfessano i risultati. Esperienze di campo e ricerche che non chiarificano, in tutto questo è difficile farsi un’opinione oggettiva del quadro. Forse effettivamente non esiste una causa univoca, voi cosa ne pensate a riguardo?

Foto | Napalm filled tires