Dell’inedito attivismo di alcuni banchieri
Che l’ambiente bancario sia attraversato da un inedito attivismo su temi finora sconosciuti alla stragrande maggioranza dei banchieri e dei bancari è un dato di fatto, sperimentabile da chiunque lavori con i “padroni” come coi sindacati, tanto evidente da anticipare ed eludere le ovvie critiche in arrivo nei commenti di questo post che rimanderanno alla presenza del nostro carissimo negli uffici dell’Abi.
Basti citare a mo’ d’esempio il “Programma per lo sviluppo del credito responsabile in Lombardia” di fine 2008, il rinnovo di Patti Chiari dove si cita esplicitamente la necessità di una nuova alfabetizzazione finanzaria dei cittadini italiani, o ancora la presenza nel Comitato organizzatore della prossima Conferenza Europea sulla Microfinanza di Milano, o l’accompagnamento della Cei nella proposta pubblicata su tutti i giornali stamattina.
All’annuale ritrovo sulla responsabilità sociale d’impresa di fine gennaio si è parlato moltissimo di microcredito e nuova finanza e - nonostante la più viva preoccupazione delle ragazze in “tacco 12″ dell’ufficio stampa fosse quella di alleviare le responsabilità dei banchieri nelle dinamiche della crisi - è sembrato a molti che la scelta di PerMicro come partner simbolico sia stata significativa.
Non è un dato irrilevante che l’associazione di tutte le quasi 800 banche italiane decida di dedicare al tema una delle riunioni più importanti per le quali convoca i suoi iscritti; di qui a qualche anno ci potremmo trovare il presidente di una mutua auto gestione…
Ciò nondimeno hanno colpito alcune evidenti stonature: in primo luogo lo stupore di alcuni illustri banchieri, che davvero sembrava avessero scoperto solo in quell’occasione uno strumento che nel mondo ha già prodotto rivoluzioni epocali nella forma e nel metodo del credito. E ancor di più il rilievo politico che la prima plenaria ha scelto di dare al comitato nazionale italiano permanente per il microcredito, un organismo nato per l’anno onu del microcredito (diretto da Mario Baccini che allora era ministro del governo Berlusconi) e sfiduciato dalla sua inefficienza ben prima che da chi di microcredito se ne intende davvero.
Le banche italiane dovrebbero sforzarsi meglio di capire quali sono i partners a cui affiancarsi per questa nuova via riformista. Se il gesto più coraggioso che si permette l’ABI è quello di convocare alcune organizzazioni di consumatori (e qualche politico in cerca di ricollocamento) ad un dibattito frontale e senza implicazioni reali (se si esclude la buona volontà dei singoli banchieri) il dibattito sarà sempre frenato dall’autoreferenzialità che tanto ha contribuito a distanziarli dalla società reale.