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La Banca Etica della Diaspora Africana su Altreconomia

4 settembre 2009 0 commenti

aesett09Nelle botteghe del mondo ed in abbonamento, è in distribuzione il numero di Settembre di Altreconomia.

“La crisi colpisce duro anche se non soprattutto i lavoratori immigrati. Ciononostante le ricerche dimostrano che siamo di fronte a risparmiatori molto più oculati degli italiani (vedi AE di giu09), che negli ultimi 3 anni hanno spedito ai loro paesi d’origine quasi 11 mld di euro. Costretti a farlo utilizzando strumenti pericolosi - come i servizi dei corrieri spesso illegali - o speculativi come le tantissime Western Union, Money Gram, Money2money o simili che trattengono in media il 15% del totale. In tanti (compresa qualche banca) hanno cercato di soddisfare le loro esigenze negli ultimi anni, ottenendo più o meno successo.

Nessuno però aveva pensato di andare oltre i progetti d’inclusione finanziaria per bancarizzare dal basso il rapporto tra i paesi, con ottica di mutuo sviluppo. Ci sta provando il gruppo di sostenitori della Banca Etica della Diaspora Africana, ideata da Francis Sietchiping, un medico camerunese di 36 anni fresco di master in business administration, e in fase di raccolta delle adesioni al capitale grazie all’opera di MCG consulting di Bresso.

L’aspetto rivoluzionario di Unicontinental Bank (così si chiamerà la SpA, se riuscirà a decollare) sta nel rapporto alla base del conto 122 (one-to-two, uno a due), formula tecnica nota - ma inedita - di un conto unico alimentato e usato da due punti, in Italia ed in Africa. “Quando l’immigrato depositerà il denaro a Milano” - sostiene Sietchiping - “allora, la sua famiglia potrà immediatamente prelevarlo a Yaoundé, ma il sistema si reggerà solo con il bilanciamento dei flussi, e cioè se la banca intercetterà il flusso di denaro dall’Africa all’Italia”. Sietchiping, che prevede di poter chiedere l’autorizzazione a Bankitalia entro 16 mesi, ha già ricevuto l’appoggio di molte associazioni di immigrati - tra cui l’Amo (Africani nel Mondo) - e degli ambasciatori in Italia di Camerun, Senegal, Mali, Costa d’Avorio e Burkina Faso. Il piano di sviluppo studiato assieme ai compagni di corso della Bocconi si pregia dell’aggettivo “etica” pur non essendo stato partorito da ambienti vicini alla finanza etica italiana, e questa è di per se una sfida interessante, per chi si occupa del tema.