La recessione è ambientalista. In tutto il mondo chiudono migliaia di fabbriche inquinanti
Sì, la recessione è ambientalista. Ha ottenuto ciò che le pressioni dell’opinione pubblica non sono riuscite a fare: negli ultimi mesi la deforestazione in Amazzonia è diminuita e soprattutto migliaia e migliaia fabbriche inquinanti sono chiuse. Almeno provvisoriamente.
Però attenti: la recessione è ambientalista, ma lo è per puro caso. Ciò che sta avvenendo non è frutto di un impegno intelligente o di un piano preciso. Appena gira il vento, la tendenza attuale sarà invertita. Comunque, Newsweek traccia il bilancio della situazione che ora si è venuta a creare.
Come per magia ora è chiuso lo stabilimento Baikal Pulp and Paper Mil, che dal tempo della guerra fredda inquina il lago Baikal, la più grande riserva d’acqua dolce della Terra, e contro il quale gli ambientalisti hanno invano lottato dal 1964. Ora lì attorno il turismo si è moltiplicato: aria buona, finalmente, e bastano pochi soldi per sciare.
E poi vengono falcidiate le fabbriche che, negli anni scorsi, erano state aperte nei Paesi poveri in cerca di manodopera a basso costo e di norme anti inquinamento all’acqua di rose.
Il Newsweek scrive che il fenomeno è particolarmente evidente nella zona del delta del Fiume delle Perle, in Cina. Sempre in Cina, a Dongguan, nella provincia di Guangdong a partire dall’anno scorso si è fermato il 10% delle 22.000 fabbriche, e i giorni in cui l’aria è molto inquinata sono diminuiti del 65%. Nella provincia di Zhejiang, appena a Sud di Shanghai, almeno 60.000 piccole industrie hanno smesso di lavorare.
Analogamente, è diminuito del 40% in pochi mesi il flusso di autocarri che trasportano negli Usa merci provenienti dalle fabbriche messicane.
Nella zona di Delhi, in India, le fabbriche chiuse sono così numerose che già in ottobre, quando la crisi si faceva sentire molto meno, la concentrazione di diossido di zolfo nell’atmosfera (la sostanza inquinante responsabile delle piogge acide) era diminuita dell’85% rispetto all’anno prima.
Ci si aspetta che in questo 2009 la recessione faccia diminuire le emissioni di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra: 100 milioni di tonnellate in meno sia in Europa sia negli Stati Uniti.
Però attenzione, scrive il Newsweek. Nonostante la svolta verde di Obama e il piano cinese di stimolo all’economia che dà anch’esso ampio spazio alle energie pulite, il mondo è pieno di imprenditori che chiedono di fronteggiare la crisi nel modo diametralmente opposto: allentare le norme ambientali per far diminuire i costi.
Eh sì, ne abbiamo uno anche in Italia. Berlusconi pensa che prendersi cura dell’ambiente sia una frivolezza come farsi una messa in piega…
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