Immagini satellitari mostrano che il degrado del suolo colpisce un quarto della superficie terrestre
Deterioramento della qualità del suolo, della sua copertura vegetale e degli effetti delle precipitazioni. Da questi mali, che dipendono dal nostro uso del territorio oltre che da catastrofi naturali, è affetto un quarto dell’intera superficie terrestre. Così dicono gli scienziati che hanno analizzato le immagini satellitari della Terra.
La buona notizia è che il bacino del Mediterraneo, al contrario di quanto si riteneva, non è fra le aree degradate. La cattiva, è che sulle aree degradate vive un quarto della popolazione mondiale.
La valutazione sul degrado planetario del suolo è basata su dati che riguardano gli anni 1981-2003 ed è stato pubblicato su “Soil Use and Management”. Si tratta di uno studio globale, che vuole sostituire le vecchie stime effettuate partendo da analisi a campione secondo le quali era degradato “solo” il 15% del suolo.
Il degrado del suolo colpisce duro soprattutto in Africa, Sud Est asiatico e Cina meridionale. Oltre il 50% del territorio è degradato in Congo, Zaire, Guinea Equatoriale, Gabon, Sierra Leone, Zambia. Addirittura il 95% nel piccolo Swaziland.
In Asia il 50% del territorio è degradato in Myanmar, Malesia, Thailandia, Laos, Corea e Indonesia.
Se si guarda alla popolazione rurale che vive su suoli degradati, la situazione peggiore è in Cina: quasi mezzo miliardo di persone. Poi India, Indonesia, Bangladesh e Brasile.
Il bacino del Mediterraneo e il Sahel, finora ritenuti zone di suolo degradato, in realtà sono molto meno colpiti.
Il degrado del suolo, dice lo studio, è un problema che affligge sia i campi coltivati sia le foreste. Ha ovvie implicazioni economiche. Forse è il caso di annoverarlo fra le emergenze planetarie dimenticate, come quella dell’acqua potabile.
Su “Soil Use and Management” immagini satellitari mostrano che il degrado del suolo colpisce un quarto della superficie terrestre
Il comunicato stampa su Eureka Alert: la nuova stima globale del degrado del suolo
Via e foto Treehugger