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Proposta di legge, chi si oppone alle grandi opere rischia di dover pagare i danni

6 aprile 2009 0 commenti

4no tavDeputati del Pdl hanno presentato una proposta di legge in base alla quale le associazioni ambientaliste che cercheranno di fermare le grandi opere rischiano di dover pagare risarcimenti multimilionari.

Il risarcimento danni potrà scattare se esse presenteranno ricorso e se il ricorso verrà respinto.

Questa proposta di legge si applica solo alle associazioni ambientaliste. Non tocca i ricorsi portati avanti da altri soggetti. I dettagli.

La proposta di legge si intitola “Modifica all’articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, in materia di responsabilità processuale delle associazioni di protezione ambientale“, ed è stata presentata il 10 marzo da numerosi deputati del Pdl. Primo firmatario, Michele Scandroglio.

La proposta di legge dice che “le istanze ambientaliste hanno contribuito alla crescita di una diffusa attenzione al territorio di riferimento”, determinando “un ritardo costante del cantiere Italia” per realizzare rigassificatori, termovalorizzatori, corridoi ferroviari, centrali a biomasse, elettrodotti, autostrade, discariche, inceneritori.

Di qui la necessità di “responsabilizzare” le associazioni ambientaliste che sin oppongono alle grandi opere, come dice la proposta di legge. E dunque se il loro ricorso verrà respinto come manifestamente infondato esse dovranno pagare spese processuali e danni. Idem qualora le associazioni ambientaliste agiscano “con mala fede o con colpa grave”.

La proposta di legge dichiara in questi termini la “filosofia” dalla quale essa nasce: le grandi opere “progettate per generare nel tempo benefìci e vantaggi per un’utenza vasta (spesso per l’intera collettività nazionale), determinano disagi concentrati sulle comunità situate nelle più immediate vicinanze della stessa opera”. E dunque, dicono i firmatari della proposta, opporvisi è una manifestazione di “egoismo territoriale”.

Mah. Il territorio e l’ambiente sono beni collettivi. In questo senso, secondo me, difenderli non è mai manifestazione di “egoismo territoriale”. E poi, sempre secondo me, ben di rado le grandi opere sono utili davvero.

Quelle che servono, sempre secondo me, sono piccole opere che migliorano la vita quotidiana e che rispettano l’ambiente: trasporti locali puntuali ed efficienti che consentano di fare a meno dell’auto, non le linee ad alta velocità. Riduzione dei rifiuti tramite la diffusione capillare di prodotti sfusi e alla spina, non discariche ed inceneritori. Eccetera.

In questa mia personale ottica, i ricorsi contro le grandi opere davvero di rado sono pretestuosi ed egoistici. Pongono piuttosto l’accento sul fatto che un’Italia migliore è possibile. Ma quella che io ritengo un’Italia migliore, evidentemente, ai firmatari della proposta di legge non piace.

La proposta di legge “Modifica all’articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, in materia di responsabilità processuale delle associazioni di protezione ambientale”

Su Carta chi si oppone alle grandi opere rischia di dover pagare i danni

Via Ecowiki

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