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Terremoti. Lo Stretto di Messina, il luogo meno indicato per costruire un ponte

8 aprile 2009 0 commenti

stretto_di_messinaDopo la distruzione de L’Aquila si è fatto un gran parlare della prevedibilità dei terremoti. I quali comunque tendono a tornare nei luoghi dove già hanno colpito: ed è terra ballerina praticamente l’intera Italia che il Governo vorrebbe riempire di centrali nucleari.

Non solo. Il ponte sullo Stretto di Messina, che costerà lacrime sudore e sangue ai contribuenti italiani e al quale Berlusconi non intende rinunciare nemmeno se le circostanze obbligheranno a fare a meno di qualcuna delle grandi opere cui tiene tanto.

Ebbene, ho scartabellato un po’ in rete. Facendo i debiti scongiuri, sapete quando è statisticamente probabile che si verifichi a Messina un violento terremoto? Suppergiù negli anni in cui sarà finito il ponte.

Sempre che non cambino idea, come sarebbe auspicabile, dal momento che lo Stretto è il peggiore dei posti possibili per costruire un ponte. Lo dicono i geologi, ed ora provo a spiegarvi.



Un’analisi della situazione è stata pubblicata nel 2006 sul Giornale di Geologia Applicata, una rivista dell’AIGA, Associazione Italiana di Geologia Applicata e Ambientale. Si intitola “Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina”

L’articolo è a firma di Alessandro Guerricchio e Maurizio Ponte, il primo ordinario di Geologia applicata e il secondo assegnista di ricerca all’Università della Calabria.

Il loro lavoro prende in esame la stabilità geologica della sponda calabrese cui dovrebbe appoggiarsi il ponte, considerata dai più affidabile.

Secondo Guerricchio e Ponte invece la sponda calabrese è coinvolta da movimenti franosi “che potranno pregiudicare la corretta funzionalità del ponte” e “le analisi di stabilità eseguite hanno finora fornito risultati preoccupanti”.

Non solo. I due - geologi, ripeto, non Cassandre da strapazzo - pur con tutte le cautele del caso hanno calcolato in circa 135 anni il probabile tempo di ritorno nella zona di terremoti particolarmente violenti, come quello che distrusse Messina nel 1908.

Giungono ad ipotizzare quindi che “il prossimo evento di particolare energia”, eufemismo per indicare appunto il terremoto, capiterà fra il 2030 e il 2050. Cioè più o meno a partire dal momento in cui taglieranno il nastro inaugurale del ponte.

In seguito al terremoto del 1908, le due coste della Sicilia e della Calabria si allontanarono di colpo di settanta centimetri. Contemporaneamente la costa calabra sprofondò di 55 centimetri rispetto al livello del mare e quella siciliana di 75.

I movimenti della zolla africana e di quella euroasiatica dovrebbero spingere la Sicilia verso Nordovest e la Calabria verso Nordest a una velocità di circa un centimetro all’anno.

Eppure, gli strumenti installati da decenni sulle due sponde non rilevano alcuno spostamento, perché sotto lo Stretto passa una faglia sismica, che assorbe la tensione e impedisce alle coste di allontanarsi.

Quando la faglia sarà completamente carica, libererà improvvisamente tutta l’ energia accumulata e la sfogherà in un violento terremoto. Le due coste dello Stretto si sposteranno quindi l’una rispetto all’altra, più o meno come nel 1908.

Hai voglia a tener su un ponte in quelle condizioni. Neanche se lo costruissero con un chewing gum…

Giornale di Geologia Applicata

Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina

Il terremoto di Messina e la situazione dello Stretto di Messina

Foto

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