Crisi alimentare, i Paesi ricchi acquistano a man bassa terre coltivabili situate nei Paesi poveri
Nel timore della crisi alimentare presente e soprattutto futura, i Paesi ricchi acquistano a man bassa terre coltivabili nei Paesi poveri. In prospettiva, questi ultimi diventeranno così sempre più poveri ed affamati. Le Monde ha pubblicato ieri il primo di quattro reportage dedicati al fenomeno.
Non passa giorno senza che vengano stipulati nuovi contratti, nota Le Monde; il fenomeno non è nuovo ma sta accelerando. Cina, Corea del Sud, Emirati Arabi, Giappone e Arabia Saudita si distinguono per l’importanza delle acquisizioni di terreno agricolo situato fuori dai propri confini.
Tutti insieme questi cinque Paesi dispongono di oltre 7,6 milioni di terreno coltivabile al di fuori del propri confini: una superficie 5,6 volte maggiore rispetto alla superficie coltivabile dell’intero Belgio.
L’enorme aumento dei prezzi delle derrate alimentari nel 2007-08 ha indotto molti investitori privati ad acquistare terreno agricolo - è sempre l’analisi di Le Monde - e la successiva caduta dei prezzi non li ha fatti desistere.
Con l’attuale crisi economica, con il crollo delle borse, i protagonisti del mercato finanziario hanno abbandonato i derivati e considerano i terreni agricoli un nuovo settore strategico.
Non sono i soli. Molti Stati seguono la medesima strada, per cercare di ottenere la sicurezza alimentare. Metropoli sterminate da sfamare, acqua sempre più rara: i signori del petrolio investono da oltre tre anni in terreni agricoli all’estero. Il Qatar dispone di terreni in Indonesia, il Bahrain nelle Filippine, il Kuwait in Birmania eccetera.
Per la Cina acquisire terreni agricoli all’estero è una priorità. I contadini rappresentano il 40% della popolazione mondiale attiva nel settore dell’agricoltura, ma hanno a disposizione solo il 9% dei terreni arabili mondiali.
L’anno scorso la Libia ha proposto all’Ucraina di scambiare petrolio con l’affitto di terreni agricoli, e l’affare sarebbe ora in via di conclusione. Fra pochi giorni una delegazione della Giordania cercherà di rinforzare la presenza agricola in Sudan.
E c’è movimento anche in Europa. Il 15 % della superficie totale della Romania, ossia oltre 15 milioni di ettari, sarebbe già nelle mani di proprietari originari di altri paesi europei.
Le Monde definisce questa strategia “delocalizzazione agricola”. I Paesi ricchi hanno spostato le fabbriche in Paesi poveri in cerca di manodopera a buon mercato: ora nei Paesi poveri cercano anche i campi.
Sulla Terra vivono 6,7 miliardi di esseri umani, di cui 2,8 miliardi di contadini. I tre quarti degli affamati del mondo abitano in campagna. Come faranno se non avranno neanche la terra da coltivare?
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