I costi delle grandi opere lievitano a causa delle menzogne che le accompagnano
Non è il destino cinico e baro che fa sistematicamente aumentare i costi delle grandi opere, e nemmeno sono gli imprevisti. E’ invece la menzogna. O per meglio dire: sono le strategiche dichiarazioni false che accompagnano le grandi opere.
Così sostiene un docente universitario di Oxford, il primo, pare, che ha studiato i sistematici, ingenti maggiori costi di ferrovie, tunnel, ponti. Quando l’ho letto, ho pensato alla Tav Torino-Lione e al ponte di Messina. E magari pure alle future centrali nucleari.
Mi sono imbattuta per caso in un articolo di The Seattle Times sui maggiori costi delle grandi opere. Il punto di partenza è un problema locale, una linea ferroviaria i cui costi sono raddoppiati strada facendo.
Ebbene, in questo contesto il giornale cita i lavori del professor Bent Flyvbjerg, docente alla Oxford University. Il primo, dicono, ad indagare in modo sistematico sui motivi che conducono all’aumento dei costi per i cantieri legati a grandi opere pubbliche come appunto ponti, tunnel e ferrovie.
E’ giunto a concludere che i ricorrenti maggiori costi non sono casuali, ma legati a due mali che affliggono i fan delle grandi opere. Fra cui io inserirei il presidente del Consiglio Berlusconi.
Il primo male sta nel fatto che essi vogliono queste grandi opere così fortemente da non riuscire a vederne i punti deboli. Il secondo male è peggiore: essi mentono consapevolmente al pubblico. Per ottenere l’approvazione dei progetti, ne minimizzano i costi e ne esagerano i benefici.
Ebbene, adesso che lo sappiamo qualcuno ancora vuole le grandi opere?
Da The Seattle Times i costi delle grandi opere lievitano a causa delle menzogne che le accompagnano
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