L’impatto ambientale delle ricerche con Google
L’impatto ambientale di Internet e degli enormi data center che tengono interconnesso il mondo.
Ogni tanto ci penso, visto che internet è uno dei miei strumenti di lavoro: ci vuole tanta energia elettrica che proviene perlopiù da fonti fossili, e che dunque contribuisce alle emissioni di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra. Ebbene: Google si è auto-calcolato, per così dire, l’impronta ecologica.
E’ un po’ come quando l’oste ti dice che il suo vino è buono, anzi ottimo. Questo premesso, ecco di cosa si tratta.
Dopo la faccenda del gregge di capre affittato per tosare il prato attorno alla sede di Google, così da risparmiare l’inquinamento e le emissioni legate all’uso della falciatrice, l’azienda ha voluto guardare dal suo punto di vista gli studi secondo i quali una singola ricerca su Internet genera 7 grammi di anidride carbonica.
Ebbene, dice Google, ci vogliono 850 ricerche per produrre una quantità di anidride carbonica uguale a quella che finisce nell’atmosfera per stampare e distribuire un giornale.
Un bicchiere di succo d’arancia equivale a 1.050 ricerche. Lavare i piatti in lavastoviglie, 5.100 ricerche. Un viaggio di cinque miglia su un’auto americana, 10.000 ricerche. Un cheeseburgher, ben 15.000 ricerche.
Consolante, certo. Però l’auto americana media in realtà è un macchinone enorme, che ha ben poco a che fare con le abitudini europee. E poi l’impatto ambientale della carne è talmente grave che, bè, secondo me non sarebbe da prendere neanche in considerazione come termine di paragone.
Su Gizmodo l’impatto ambientale delle ricerche con Google
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