L’importanza di “vivere leggeri”. La mia intervista su Avoicomunicare
Mi hanno intervistata. Una cosa nuova per me, che ho intervistato centinaia e centinaia di persone ma non mi ero mai seduta dall’altra parte del taccuino.
L’intervista è stata pubblicata su Avoicomunicare, il blog di Telecom Italia dedicato all’ambiente e allo sviluppo sostenibile. Hanno deciso di dar spazio ogni settimana ad un blogger che scrive di ambiente: e la prima sono stata io.
Ne è seguito un dibattito sulla sostenibilità che ha indotto Avoicomunicare a pubblicare un post dedicato agli accorgimenti quotidiani per “vivere sostenibile” e per ridurre la propria impronta ecologica, dato che io avevo parlato di “vivere leggeri”.
In effetti diversi lettori si sono chiesti cosa vuol dire “vivere leggeri”: durante l’intervista ho tagliato un po’ corto, ma ora provo a dettagliare.
Secondo me vivere leggeri è una disposizione d’animo più che una serie di atteggiamenti pratici tipo usare pile ricaricabili e riciclare carta e lattine.
Siamo circondati da cose, beni, merci: sono stati prodotti sfruttando risorse naturali ed energia ed inquinando il pianeta. Spesso vengono prodotti, soprattutto, sfruttando in modo indegno altri esseri umani.
Ma cosa me ne faccio, io, di tutte quelle cose? E’ questo che intendo per “vivere leggeri”.
Puntualizzo. Mi servono un tetto sopra la testa e cibo in tavola; abiti per coprirmi, riscaldamento d’inverno. Sono anche molto affezionata alle cure mediche (quando servono), ai libri (un’autentica passione) e a internet. La possibilità di vedere un po’ di mondo, quando capita, non mi dispiace per nulla.
Di lì in poi, è perfettamente inutile, trovo, avere una collezione di abiti e di borsette. Due servizi di piatti e di bicchieri: uno può bastare. Il cellulare, ebbene sì, l’ho cambiato da due mesi: ma quello vecchio aveva sette anni, e l’ho tenuto finchè non ha esalato veramente l’ultimo respiro. Non era da un bel pezzo l’ultimo modello e neanche il penultimo: e allora?
E’ questo che io intendo per “vivere leggeri”. Ho sperimentato che tutto ciò che non è indispensabile e di cui si riesce a fare a meno si traduce immediatamente in spazi di libertà.
E ancora una cosa ha fatto fervere il dibattito su Avoicomunicare. Ho spiegato che secondo me “sviluppo sostenibile” contiene una contraddizione di termini.
“Sviluppo” sottintende l’idea di “sempre più”, “sempre oltre”. Ma la Terra è un sistema finito, può offrirci risorse limitate: non ne abbiamo a disposizione quante ne servirebbero per un “sempre più”.
Nei commenti hanno detto che “sviluppo sostenibile” non significa necessariamente “sempre di più” ma anche “sempre oltre” e “sempre meglio”. In sostanza, innovazioni ed energie pulite per conservare tutto ciò che abbiamo.
La libertà dall’inutile è un mio sentimento del tutto personale. Ovvio che altri non la pensino così. Però passando dalla filosofia alla realtà concreta c’è una cosa da tenere presente: difficilmente le rinnovabili potranno darci tutta l’energia a cui ci hanno abituato gli insostenibili combustibili fossili.
E poi le risorse sulla Terra, oltre che limitate, sono in esaurimento: acqua, suolo fertile, materie prime. Non viviamo in una cornucopia senza fondo.
Preferisco un’organizzazione collettiva tale da amministrare saggiamente queste risorse per continuare ad avere ora e in futuro, tutti quanti, le cose davvero essenziali. Trovo che sia miope preferire un esercito di borsette oggi alla penuria del necessario che potrebbe colpirci domani.
La mia intervista su Avoicomunicare
Come “vivere sostenibile” su Avoicomunicare
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