Le borse di plastica per la spesa dovevano sparire dal 2007 ma la legge non viene attuata
Praticamente tutto il mondo, pian piano, sta abolendo le borse di plastica per la spesa. Ma non l’Italia. E’ immondizia praticamente immarcescibile. Impiega secoli a degradarsi. Sarà uno dei nostri regali ai posteri.
Secondo la Finanziaria 2007 le campane a morto per i sacchetti di plastica dovrebbero suonare il primo gennaio 2010. Ma i decreti attuativi non sono stati varati: e quando lo saranno dovranno pur dare il tempo ad aziende, negozi e consumatori di adeguarsi
Visto che a pensar male si fa peccato ma di solito si indovina, volete sapere perchè secondo me ci teniamo i sacchetti di plastica? Gli inceneritori ne sono ghiotti…
La Finanziaria 2007, dicevo, ha recepito una direttiva europea e ha stabilito che dal primo gennaio 2010 i sacchetti per la spesa dovranno essere almeno biodegradabili. Non più di polietilene ricavato dal petrolio ma di materbi ricavata dal mais.
La bioplastica secondo me ha gli stessi difetti dei biocarburanti: sottrae alle pentole e ai piatti colture alimentari. Però almeno il materbi dopo un po’ di tempo si decompone.
I sacchetti di polietilene no. Vengono utilizzati per pochi minuti - il tempo di arrivare dal negozio al frigorifero - poi diventano immediatamente immondizia destinata a restare lì per omnia saecula saeculorum, o quasi. Magari vanno ad alimentare il vortice dei rifiuti nel Pacifico.
Si calcola che ogni anno siano prodotte nel mondo 500 miliardi di buste di plastica: l’equivalente di circa 60 milioni di barili di petrolio.
Il problema non è solo che non c’è traccia dei decreti attuativi relativi alla sparizione dei sacchetti di polietilene: decreti attuativi che, fra l’altro, dovrebbero contenere anche le sanzioni ai trasgressori.
Non ha neanche ha preso corpo la progressiva riduzione dei sacchetti di plastica che , sempre secondo la Finanziaria 2007, doveva iniziare già quello stesso anno.
Secondo me non è (solo) trascuratezza. I sacchetti di plastica piacciono moltissimo agli inceneritori, che questo Governo pone alla base della sua politica dei rifiuti insieme alle discariche.
L’ho detto più volte, la soluzione è invece la riduzione dei rifiuti (prodotti sfusi e alla spina, vuoto a rendere) e in subordine la raccolta differenziata unita al riciclaggio.
Ora soltanto tre sacchetti di plastica per la spesa su 10 vengono riciclati. Gli altri potrano la loro immarcesibilità nelle discariche o sono bruciati negli inceneritori, che li apprezzano molto per l’alto contributo calorico, dato che derivano dal petrolio.
Bruciando i sacchetti di plastica si immettono in atmosfera ogni anno 200mila tonnellate di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra.
Rinnovo l’invito. Una sporta di cotone dura per sempre, o quasi. Ben ripiegata sta nella borsetta e perfino in tasca. Basta avere i riflessi pronti, e tirarla fuori prima che la commessa infili d’ufficio la spesa in un sacchetto di plastica.
E’ una sorta di obiezione di coscienza che fa bene all’ambiente ma fa bene anche a chi la pratica. E’ possibile vivere senza riprodurre gli atteggiamenti sbagliati diffusi attorno a noi. E portarsi dietro una sporta di tela per la spesa, secondo me, aiuta a ricordarsene.
Da Viaemilianet le borse di plastica per la spesa dovevano sparire dal 2007 ma la legge non viene attuata
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