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Così muoiono le api. Strage in frutteti e agrumeti. Gli apicoltori accusano i pesticidi

4 giugno 2009 0 commenti

ape mortaIl filmato girato pochi giorni fa è impressionante. C’è un tappeto, letteralmente un tappeto, di api morte davanti agli alveari. Sono così tante che si tirano su a manciate.

Dopo il divieto di conciare i semi con i pesticidi neonicotinoidi, questa primavera non si sono più verificate morie di api nella Pianura Padana. Ma il fenomeno si è spostato al Sud: è di proporzioni devastanti. Gli apicoltori, in attesa dei risultati delle analisi, accusano i pesticidi: non c’è traccia di malattia, dicono.

E ora guardate nel filmato come le api muoiono avvelenate nei luoghi in cui cresce il nostro cibo. Dovremmo preoccuparci, credo. Più per noi che per le api.



Il filmato è stato girato per l’Unaapi (Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani), ad opera del veterinario Andrea Besana e del dottor Claudio Porrini dell’Università di Bologna.

Le riprese sono state effettuate nella piana di Sibari e nel Metaponto, in alveari collocati in prossimità di frutteti ed agrumeti. Sul sito dell’Unaapi si legge che non si tratta di coltivazioni industriali, ma viene praticata soprattutto la vendita diretta ai consumatori.

Sempre sul sito dell’Unaapi si dice che i principali indiziato sono gli insetticidi a largo raggio e micidiale efficacia: il Lannate (recentemente posto fuori legge) e quelli a base di neoticotinoidi come Confidor e Actara, usati sia per polverizzazione e sia per fertirrigazione.

Affermano testualmente gli apicoltiori: “I venditori di chimica con ‘permesso di uccidere’ indicano irresponsabilmente l’uso di un’arma devastante come l’insetticida Actara proprio nella fioritura dell’arancio”.

Ho intervistato Francesco Panella, presidente dell’Unaapi, per sapere quanti sono gli alveari ridotti in questo modo nell’Italia meridionale. Mi ha risposto così.

“So per certo che si tratta di diverse decine di migliaia di alveari ma non esistono sul posto elementi di monitoraggio analoghi a quelli messi in atto negli anni recenti sugli spopolamenti di alveari nella zona in cui si coltiva il mais”

“Non è la prima volta che si verifica una cosa del genere, ma l’entità dei danni cresce di anno in anno”

Avrete notato nel filmato che ad un certo punto un apicoltore apre un’arnia: gli insetti sono pochi e apatici. Dovrebbe accadere l’esatto contrario, come mi ha fatto notare Francesco Panella: “in questa stagione l’alveare deve brulicare di api, tutte le superfici ricoperte da uno strato di viandanti attive e operose”

“I danni constatati sono: sparizione della gran maggioranza delle api, api nei pressi della porticina in preda a convulsioni o a evidenti sintomi di intossicazione, insorgenza di patologie della covata. E’ evidente che tali famiglie, se sopravviveranno e riusciranno a riprendersi, non produrranno più miele, quantomeno nel 2009.

Sono stati effettuati prelievi di api morte. Analisi sono in corso all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. Vi terrò aggiornati sui risultati. Intanto gli apicoltori hanno scritto una lettera al ministro Zaia.

Da Unaapi strage di api in frutteti ed agrumeti dell’Italia meridionale. Gli apicoltori accusano i pesticidi

Foto Flickr

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