G8, l’accordo sul clima e sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Aria fritta un’altra volta
Aria fritta un’altra volta. Nonostante gli squilli di trombe e i rulli di tamburi, a L’Aquila i grandi della Terra riuniti nel G8 non hanno raggiunto alcun accordo vincolante per ridurre le emissioni di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra.
Solo dichiarazioni di principio: è necessario contenere l’aumento della temperatura entro 2 gradi rispetto a prima della rivoluzione industriale. E’ necessario ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’80% entro il 2050.
Il 2050, campa cavallo. E ridurre dell’80% rispetto a cosa? Ah, non l’hanno mica precisato. Si sono lasciati molte porte aperte, per così dire.
Se vogliamo considerare gli aspetti positivi, è il primo impegno a mantenere l’aumento della temperatura entro 2 gradi, il limite oltre il quale gli scienziati annunciano cambiamenti climatici irreversibili ed ingestibili.
Sempre negli aspetti positivi sta il fatto che la riduzione dell’80% nelle emissioni di gas serra è quella ritenuta necessaria dall’Ipcc, il gruppo di scienziati che studia i cambiamenti climatici sotto l’egida dell’Onu.
Ma ridurre le emissioni dell’80% rispetto a quando? L’Ipcc ritiene che la riduzione del’80% sia da applicare rispetto alle emissioni di gas serra del 1990, roba da archeologia industriale: nel frattempo sono molto, molto aumentate.
Ebbene, il G8 non ha detto se la riduzione va calcolata rispetto al 1990 o rispetto ad ora. Si è lasciato molte porte aperte, appunto.
E poi, dicevo, il 2050: campa cavallo! Non c’è uno straccio di obiettivo intermedio. Non è tracciata alcuna strada da seguire. Ci penseranno i posteri, fra 41 anni.
C’è poi tutta la questione delle economie emergenti, tipo Cina e India, che puntano i piedi. Il Mef (il Major Economies Forum che riunisce i paesi di G8 e G5, più Indonesia, Corea del sud, Australia e Ue e rappresenta l’80% delle emissioni di anidride carbonica del mondo), si è dato obiettivi ancora più annacquati.
Il Mef accetta solo il principio di contenere l’innalzamento della temperatura planetaria entro i 2 gradi, e di apportare significative riduzioni alle emissioni.
Capisco i Paesi emergenti, se devo dire. I guai col clima da un paio di secoli in qua li ha combinati l’Occidente. Loro hanno cominciato solo negli ultimi anni, seppur con indubitabile e crescente vigore.
E poi, gran parte delle emissioni dei Paesi emergenti è legata alla produzione di beni destinati all’Occidente, che sceglie di impiantare gli stabilimenti produttivi dove la manodopera costa meno e dove le norme ambientali sono meno rigide.
Credo che dovremmo farcene carico noi, insomma. E invece tante voci in Occidente si leveranno a dire: cosa serve che noi diminuiamo le emissioni, se poi Cina e India…
Su Rai News 24 l’accordo sul clima del G8
Su La Nuova Ecologia l’accordo sul clima del Mef
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