L’edificio romano fatto a pezzi e buttato in discarica a Sora. Chi vuole andare a prenderselo?
Torno sull’edificio di età romana fatto a pezzi e giacente in una discarica a Sora. Un edificio imponente e monumentale, forse un tempio.
Oggi vi racconto gli antefatti: resti archeologici che a Sora compaiono, scompaiono e si spostano. Fino all’incredibile risultato: dal 2003 in una discarica ci sono reperti vecchi di circa 2000 anni a disposizione di chiunque voglia andare a prenderseli.
Secondo la legge italiana, chi trova anche solo una moneta antica in un campo è tenuto a consegnarla alla Soprintendenza: mica può tenersela. Mi sembra che Sora costituisca un vistoso strappo alla regola, visto che lì è possibile portarsi a casa i resti di un tempio. Ho pronte delle domande per la Soprintendenza: ma ne riparleremo.
Oggi, dicevo, voglio raccontarvi l’antefatto. I resti dell’imponente edificio romano di Sora sono prima comparsi in un campo, poi scomparsi e infine ricomparsi nottetempo in città. Non ci credete?
Per ricostruire questa storia bisogna cominciare dal 2001. Le informazioni vengono dal sito Sora Migliore. In estrema sintesi: nella primavera di quell’anno vengono notati e fotografati, accanto a un casolare abbandonato, quattro o cinque pezzi di pietra lavorata e scolpita, ognuno lungo alcuni metri, provenienti da un edificio – forse un tempio – di età romana.
I resti in questione non affioravano dal terreno. Erano semplicemente buttati lì: qualcuno ce li aveva portati, insomma. E’ ovvio pensare che un cantiere si sia imbattuto in un edificio antico ed abbia ritenuto più semplice sbarazzarsene.
Poi quei quattro o cinque pietroni scolpiti spariscono dall’area attorno al casolare, e nel settembre dello stesso anno ricompaiono nottetempo, in folta compagnia, accanto alle ex carceri di Sora. Qualcuno li aveva spostati, va da sè. Utilizzando autocarri, gru e quant’altro.
Accanto alle ex carceri di Sora furono rinvenuti 11 enormi blocchi lavorati, provenienti da un grande edificio di età romana. Iniziarono le indagini, arrivò la Soprintendenza.
Così si scoprono altri resti di età romana, parenti stretti di quelli recapitati nottetempo accanto alle ex carceri, in tre discariche della zona. In due di esse relativamente poca roba: moltissima, invece, in una.
Le discariche vengono sequestrate. La Soprintendenza esamina i pezzi e porta al sicuro quelli ritenuti più significativi. Si apre un procedimento penale per identificare i responsabili dello scempio. Il processo non è arrivato a sentenza.
Ovvero: sono passati otto anni, e ancora non si sa chi ha fatto a pezzi un tempio (o comunque un grande edificio monumentale) di età romana e l’ha buttato in discarica.
La Soprintendenza però non ha portato via dalla discarica tutti i pezzi. Infatti quando è diventato possibile accedere alla discarica, nel 2003, il terreno era ancora praticamente ricoperto da blocchi di pietra, alcuni con tracce di decorazioni. Ripubblico la foto scattata allora.
Quei blocchi sono ancora lì, come dicevo: solo coperti dalle erbacce. Roba da non credere. Voglio domandare alla Soprintendenza se è normale lasciare i resti di un tempio in una discarica, così che chiunque possa impossessarsene.
In Italia è vietato tenere per sè qualsiasi reperto archeologico. Ma il tempio in discarica di Sora, dicevo, ha tutta l’aria di rappresentare una vistosa eccezione. Cercherò di tornarci su: non dubitate.
Dal sito Sora Migliore, le foto e la storia dell’edificio romano fatto a pezzi e buttato in discarica a Sora