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L’alluvione e il ponte di Messina. L’incuria verso il territorio e le grandi opere

3 ottobre 2009 0 commenti

alluvione di MessinaIl fango di Messina, che oggi piange i suoi morti: decine di morti. Il ponte di Messina, che si inizierà a costruire già alla fine di quest’anno: ha dato l’annuncio ieri il ministro Matteoli, in sincronia quasi perfetta con l’alluvione.

Il ponte (inutile, stracostoso, a rischio sismico) e le frane. Le grandi opere e l’incuria verso il territorio. I lustrini cuciti sugli stracci di cui va vestita l’Italia. Vi faccio vedere una foto che gira in rete. Terribile.

alluvione di Messina

Vedete? Ci sono delle case costruite esattamente nel letto di una fiumara. Che ieri si è riempita. Posso immaginare che il piano regolatore non permettesse di edificare in quel punto. Ma a cosa servono i piani regolatori, se il Governo fa il condono edilizio, e poi un altro, e poi un altro ancora?

A furia di condoni, è entrato nel sentire comune il principio che si può fare. E dunque si fa. Le costruzioni abusive non devono esserci, certo. Ma soprattutto non deve passare il principio che in fondo a costruire abusivamente non si fa nulla di così grave. Invece purtroppo è passato eccome.

E poi c’è il problema di dare al territorio una manutenzione corretta, che certo costa. Costa innanzitutto il coraggio di dire no al cemento: invece questo Governo pensa che più cemento per tutti rimetterà in moto l’economia.

Anche a prescindere dal consumo del territorio, l’edificazione selvaggia impedisce al terreno di assorbire la pioggia. Che dunque, invece di penetrare almeno in parte in profondità, scorre in superficie e ruscella. Se poi l’intensità della pioggia è anche eccezionale…

Anche là dove non ci sono costruzioni abusive, poi, non c’è quasi più nulla di “naturale” nel paesaggio italiano: è tutto segnato dall’opera dell’uomo, che nelle campagne (magari ora trasformate in periferie urbane) ha modificato l’equilibrio naturale del regime delle acque e ne ha creato un altro funzionale alle sue attività.

Questo nuovo equilibrio può continuare ad esistere solo a prezzo di una attenta e costante opera di manutenzione. Fossi e cavedagne benedicon le campagne: il proverbio ricorda come i contadini fossero attenti – dovessero essere attenti – al regime idraulico del territorio, condizione indispensabile per evitare le frane.

Non solo i canali per lo scolo delle acque, ma anche il continuo riporto della terra per mantenere in corretta pendenza i coltivi.

Tutto questo se n’è andato. L’incuria e l’abusivismo fanno sì che quattro gocce si trasformino in un’alluvione, e che un evento eccezionale come quello di Messina si porti dietro una scia di morti.

Morti evitabili, se solo il territorio avesse ricevuto le cure di cui necessita. Ah, ma mancano i fondi, si dice. Fondi che invece si trovano per il ponte: per cucire costosi, inutili lustrini su logori stracci. Basterebbe spenderli per dotare l’Italia di un abito decente.

Da Reuters Italia l’alluvione di Messina

Dal Sole 24 Ore il ministro Matteoli annuncia l’avvio dei lavori per il ponte di Messina

Foto, foto

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