Annunciato l’inizio dei lavori per il ponte di Messina. Ma non c’è ancora il progetto esecutivo
E’ proprio vero. L’inizio dei lavori per il ponte di Messina, annunciato nei giorni dell’alluvione (che tempismo!), oggi è su tutti i giornali.
Però nonostante gli squilli di trombe, partiranno solo lavori accessori: manca il progetto esecutivo del ponte. Ebbene sì: eppure vogliono aprire i cantieri. E poi, i finanziamenti pubblici sono davvero minimi.
La stragrande maggioranza dell’enorme cifra verrà da investitori privati. Che ovviamente vorranno ricavarne un profitto. Ve l’immaginate quanto si pagherà per attraversare il ponte? Credo proprio che i siciliani rimpiangeranno i traghetti.
A me il ponte di Messina sembra un’opera inutile e dannosa, non solo per il rischio sismico: sarebbe meglio spendere per difendere il territorio dalle alluvioni. Per questo però non c’è un centesimo.
Ma lasciamo perdere. Un comunicato stampa del Wwf fa il punto sullo stadio a cui sono arrivati la progettazione e il finanziamento dell’opera. Un quadro desolante.
Non esistono nè il progetto esecutivo che consente di aprire i cantieri del ponte nè il progetto definitivo che serve a completare la procedura di valutazione di impatto ambientale.
Non esistono soldi pubblici per pagarlo. Il Governo ha deciso di “immobilizzare” (che non significa “stanziare”) 1,3 miliardi di euro per un’opera che costa, si stima, 6,3 miliardi di euro. I limitati fondi pubblici saranno centellinati di anno in anno.
Inoltre si devono ancora rivedere e aggiornare i valori dell’offerta del General Contractor e le convenzioni tra la concessionaria pubblica Stretto di Messina SpA e il General Contractor stesso.
Quest’ultimo ha vinto la gara sulle progettazioni definitiva ed esecutiva e la realizzazione del ponte e delle opere connesse sulla base di un maxiribasso che stimava il costo dell’opera pari a 3,9 miliardi di euro. Nell’aprile scorso il Servizio studi della Camera ha valutato appunto il costo in 6,3 miliardi di euro.
Fin qui le considerazioni del Wwf. Ne aggiungo di mie. Durante l’ultimo Governo Prodi, che aveva bloccato il ponte, Di Pietro si oppose allo scioglimento della società costruttrice. Disse che lo faceva per evitare allo Stato di pagare la penale agli appaltatori dell’opera.
E’ vero: sarebbe stato necessario pagare. Ma la questione sarebbe finita lì, e sarebbero finiti anche gli esborsi. E’ scientificamente provato: in tutto il mondo i costi delle grandi opere lievitano durante l’esecuzione. E in Italia, poi!
Un docente di Oxford ha individuato la causa di questi sistematici maggiori costi in due mali che affliggono i fan delle grandi opere. Il primo sta nel fatto che essi le vogliono così fortemente da non riuscire a vederne i punti deboli: mentono a se stessi, per così dire. Il secondo male è peggiore: essi mentono consapevolmente al pubblico. Per ottenere l’approvazione dei progetti, ne minimizzano i costi e ne esagerano i benefici.
Ecco, arrivo all’ultimo punto. Il ponte di Messina finirà probabilmente per costare anche più dei 6,3 miliardi ora stimati. I finanziamenti pubblici sono limitati. Gli investitori privati non potranno che recuperare capitale e profitto attraverso i pedaggi imposti ai veicoli che attraverseranno il ponte.
Alcuni siciliani vedono il ponte come una benedizione, come si evince da alcuni commenti sotto i vecchi post. Credo che cambieranno idea quando cominceranno a pagarlo di tasca loro.
Sul Sole 24 Ore annunciato l’inizio dei lavori per il ponte di Messina
Il comunicato stampa del wwf ripreso dal Corriere della Sera: non c’è ancora il progetto esecutivo del ponte di Messina
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