In Svezia etichette dei cibi riportano le emissioni di anidride carbonica legate alla produzione
In Svezia cominciano ad apparire etichette di prodotti alimentari che riportano le emissioni di anidride carbonica – il principale gas dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici – derivanti dal ciclo di produzione.
Si calcola che circa un quarto delle emissioni legate allo stile di vita di noi occidentali venga dalla tavola.
Le etichette hanno sollevato fiere proteste, ma sembra anche che abbiano messo in moto dei cambiamenti all’interno delle filiere agricole e zootecniche, almeno nel settore biologico, per ridurre le emissioni. Le vendite di prodotti “a basse emissioni” sono aumentate del 20%. Ne scrive il New York Times.
Le etichette svedesi con le emissioni di anidride carbonica sui generi alimentari sono le prime al mondo, a parte gli sporadici precedenti della Coca Cola e di un succo d’arancia.
Discendono dalle nuove linee guida per la nutrizione pubblicate durante l’estate dall’autorità nazionale per l’alimentazione, che assegnano ugual peso, nella valutazione dei cibi, agli effetti che essi hanno sulla salute e sul clima.
E’ possibile ispirarsi alle etichette svedesi per valutare il contributo all’effetto serra della nostra alimentazione? Mica tanto. La produzione di anidride carbonica è legata all’uso delle energie fossili: e l’impiego di energia necessario per produrre il medesimo alimento varia da luogo a luogo. In Italia ad esempio i pomodori crescono negli orti, in Svezia in serre riscaldate. Conta anche quanto ha viaggiato il cibo: più il tragitto è lungo, più sono alte le emissioni.
Dunque non si può generalizzare. Comunque, a puro titolo di esempio, ecco quanto riportano alcune etichette svedesi. Un chilo di farina d’avena, 870 grammi di anidride carbonica. Un hamburger di carne bovina, 1,7 chili di anidride carbonica. Un sandwich di pollo, 400 grammi di anidride carbonica.
Le etichette hanno sollevato fiere proteste da parte di allevatori di salmone, allevatori di bestiame, industrie che utilizzano olio di palma. Ma soprattutto hanno avviato cambiamenti all’interno delle filiere produttive dell’agricoltura biologica.
Il più importante ente scandinavo di certificazione, KRAV, ha fatto sapere che in un futuro prossimo i cibi potranno essere considerati biologici solo se prodotti anche con basse emissioni di anidride carbonica. Dunque bestiame dovrà essere alimentato con foraggio locale anzichè con soia di importazione e gli ortaggi dovranno essere coltivati in serre riscaldate con energie rinnovabili.
Sul New York Times in Svezia etichette dei cibi riportano le emissioni di anidride carbonica legate alla produzione. Se col passare dei giorni l’articolo non dovesse essere più di libero accesso, ce n’è una copia qui
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