Ecologia domestica. Una nuova ricetta per preparare in casa il sapone con la lisciva
In tema di ecologia domestica, ho sperimentato una nuova ricetta per il sapone preparato in casa con la lisciva, il detersivo ecologico fai-da-te ottenuto dalla cenere di legno.
A differenza dall’altra, questa ricetta non richiede l’impiego di amido per “consolidare” il sapone. Ho usato solo lisciva ben ben concentrata (ora vi dirò come) e olio, in parti uguali, e ho ottenuto una bella mattonella di sapone: non più una consistenza burrosa come nel precedente esperimento.
L’olio può essere anche fritto e di recupero, purchè filtrato: garantisco personalmente che non trasmette odori al sapone.
La mia seconda saponetta fai-da-te deriva da un commento di Adriano al post sulla lisciva. Se il sapone di lisciva (a differenza di quello preparato con la soda caustica) non sempre riesce bene, diceva in sostanza, è perchè è difficilissimo valutare il grado di concentrazione della lisciva. La si prepara con l’acqua, ed entrano in gioco mille variabili di diluizione.
Ho provato ad aggirare il problema preparando una soluzione satura di lisciva. L’ho concentrata facendola bollire finchè sul fondo non si è formato un deposito di sali.
In una certa quantità di liquido può sciogliersi soltanto una ben precisa quantità di sali: il resto rimane appunto allo stato solido, e la concentrazione dei sali nel liquido non varia più. Finalmente un punto fermo, dunque.
Tanto per dare un’idea: per arrivare a mezzo litro di lisciva satura ho lasciato consumare sul fuoco quasi 13 litri di lisciva per fare il bucato. Ovviamente molto ben filtrata, per evitare di trovare in fondo alla pentola – anzichè i sali – un deposito di particelle di cenere.
Finchè la lisciva è calda, il deposito di sali sul fondo non si vede. Si forma però durante il raffreddamento. Osservando l’ebollizione, però, si nota quando è arrivata al punto giusto: invece di bolle che si rincorrono, si formano dei piccoli zampilli di liquido. Un po’ come all’inizio della cottura della polenta, quando è ancora molto molle.
E a questo punto ho preparato il sapone. Ingredienti:
200 millilitri di olio
200 millilitri di soluzione satura di lisciva
Ho versato tutto in una pentola molto capace (attenzione a non far scendere anche il deposito di sali rimasto sul fondo della lisciva) e, mescolando, ho messo sul fuoco basso. Il composto è aumentato di volume diventando praticamente una gran schiuma, poi la schiuma è sparita e al suo posto è comparsa una miscela cremosa.
Ecco fatto. E’ il momento di spegnere il fuoco e versare il sapone in uno stampo foderato di carta da forno. Lasciare raffreddare e stagionare: il sapone dà il meglio di sè dopo un paio di mesi, si dice. Io, impaziente, l’ho provato subito. L’unica differenza rispetto ai saponi industriali è che non fa schiuma. Per il resto, lava bene ed è gentile sulla pelle.
Non esiste però solo il mio metodo per valutare il grado di diluizione della lisciva. Adriano – dal cui commento come dicevo è partito il mio secondo esperimento – ha inventato un liscivometro. Sul suo sito ci sono le istruzioni per costruirlo.
Più è concentrata la lisciva – cioè: più sono abbondanti i sali minerali sciolti in acqua – più il liscivometro sta a galla. La sua forma gli impedisce di roteare in modo casuale, come invece accadrebbe usando un uovo di legno tipo quelli per rammendare le calze, e rende possibili misurazioni precise.
Sul sito di Adriano, Flag of the Planet Earth, il liscivometro e una ricetta per preparare in casa il sapone con la lisciva. Che è un po’ diversa da quella che ho seguito io
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