Il Parlamento discute la privatizzazione dell’acqua. Regioni e Comuni si ribellano, per prima la Puglia
Forse forse per la privatizzazione dell’acqua si sta ripetendo quel che è capitato per il nucleare: Comuni e Regioni, a cominciare dalla Puglia, puntano i piedi e si ribellano alle decisioni del Governo.
In questi giorni il Senato discute la conversione in legge del decreto che assegna a privati i “servizi locali di rilevanza economica”: gas, spazzatura, acqua eccetera, finora gestiti da società per azioni a maggioranza di capitale pubblico. Prevede inoltre che le gestioni pubbliche debbano cessare entro il 2011.
Spesso privatizzazione significa aumento dei prezzi. Nel caso dell’acqua, significa anche perdere il controllo pubblico su un bene assolutamente fondamentale.
Il Governo dice che la privatizzazione dell’acqua è un adeguamento alla disciplina comunitaria. Ma due risoluzioni del Parlamento europeo affermano che l’acqua è un bene comune dell’umanità, e gli organismi dell’Unione Europea hanno ripetutamente evidenziato che alcune categorie di servizi non sono sottoposte al principio comunitario della concorrenza.
Comunque, ed è questa la novità, gli enti locali si ribellano. Per trovare le notizie bisogna razzolare a lungo fra siti web e news l’elenco non può che essere incompleto.
La Puglia ha stabilito che l’acqua non ha rilevanza economica. Ha inoltre deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale la privatizzazione decisa dal Governo, in quanto sarebbe lesiva delle prerogative degli enti locali.
In Calabria è iniziata la campagna per inserire negli Statuti comunali il riconoscimento che l’acqua è “un bene comune e un diritto umano universale” e che il servizio idrico è privo di rilevanza economica e da gestire in forma pubblica.
Una dozzina di Comuni sparsi lungo l’italico stivale, peraltro, hanno già inserito nei loro Statuti questi principi, mentre una bozza di legge regionale per la gestione pubblica dell’acqua è stata messa a punto in Sicilia.
Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha messo on line una petizione e invita a spedire mail ai parlamentari perchè non approvino la privatizzazione. C’è ancora qualche giorno di tempo: la conversione in legge è all’ordine del giorno della Camera a partire dal 16 novembre; il voto è previsto entro il 26.
Dal sito del Senato la conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135 che contiene la privatizzazione dell’acqua
Su La Stampa Regioni e Comuni si ribellano alla privatizzazione dell’acqua
La legge della Regione Puglia sull’acqua
La bozza della legge regionale siciliana sull’acqua
La campagna in Calabria per l’acqua pubblica
La petizione contro la privatizzazione dell’acqua
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