Emergenza rifiuti a Palermo, di nuovo mucchi di immondizia nelle strade
Ci risiamo, emergenza rifiuti a Palermo. Ingredienti: mucchi di immondizia nelle strade, discariche piene, ritmi di lavoro – diciamo – rilassati dei netturbini, bilanci dell’azienda che si occupa di nettezza urbana in profondo, profondissimo rosso.
Il ministro Prestigiacomo vorrebbe risolvere la situazione con raccolta differenziata (forse non sa che la differenziata è in crisi) e inceneritori, che non sono esattamente una piacevolezza nè per l’ambiente nè per le nostre tasche. Piuttosto, riduzione dei rifiuti: il ministro ne ha mai sentito parlare?
Dunque. Davanti alla commissione Ambiente della Camera, il ministro Prestigiacomo ha detto in sostanza che la Sicilia rischia il collasso perchè non sono stati realizzati i quattro previsti inceneritori e perchè la raccolta differenziata è sotto il 5%. Secondo lei, si tratta di agire su questi due punti: e tutto andrà a posto.
Non condivido. Gli inceneritori, innanzitutto. Visto che a questo mondo nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, la monnezza non sparisce per magia. Diventa ceneri, e soprattutto fumi immessi nell’atmosfera.
Inoltre gli inceneritori ci costano un occhio della testa. Li foraggiamo con la voce Cip6 della bolletta dell’elettricità. Il Cip6 in teoria dovrebbe finanziare le energie rinnovabili, ma in pratica va per l’80% circa agli inceneritori. Ammonta al 6-7% del prezzo che ci viene fatto pagare per l’energia elettrica.
E ora la raccolta differenziata. Il 5% totalizzato a Palermo è indubbiamente un po’ pochino. Però il ministro dovrebbe sapere che la raccolta differenziata è in crisi. A causa della crisi economica sono crollati i prezzi della “materia seconda” ricavata attraverso il riciclaggio.
La raccolta differenziata viene finanziata attraverso gli eco contributi applicati sugli imballaggi. Li paghiamo noi quando compriamo prodotti inseriti in flaconi, bottiglie e scatolette. Il sistema potrà reggersi solo a patto di aumentare gli eco contributi.
Ma è possibile fare a meno degli imballaggi che vengono riciclati o inceneriti a nostre spese. Le soluzioni ci sono già: le “case dell’acqua” dove ci si rifornisce per pochi centesimi evitando di riempire la pattumiera di bottiglie. Il vuoto a rendere.
I mercati e i fruttivendoli che ti danno carote e pomodori senza rifilarti anche un vassoietto di plastica. I negozi che vendono esclusivamente prodotti sfusi e alla spina: di solito, oltretutto, la merce ha un prezzo più basso rispetto a quella confezionata.
A parte qualche benemerita amministrazione comunale, queste iniziative amiche dell’ambiente e del risparmio non hanno il benchè minimo sostegno pubblico. I negozi che vendono senza imballaggi, ad esempio, non fanno produrre rifiuti ai clienti, ma pagano la bolletta dei rifiuti cara e salata come tutti gli altri.
E ancora, la bolletta dei rifiuti che arriva periodicamente nelle case non è commisurata all’effettiva produzione di ciascuno: gli sforzi per alleggerire la pattumiera non sono premiati.
I rifiuti organici possono diventare compost ed essere restituiti alla terra. Tutti gli altri rifiuti possono essere drasticamente ridotti e poi avviati – ma solo a questo punto – alla differenziata, soprattutto se spariscono dalla circolazione gli imballaggi in poliaccoppiati che non sono riciclabili, o lo sono con difficoltà. E a questo punto, ditemi: che emergenze ci sarebbero più da gestire?
Su Mediagol emergenza rifiuti a Palermo
Su Agi Palermo sommersa dai rifiuti
Da Agi rifiuti, la ricetta di Prestigiacomo per la Sicilia
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