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Intervista al Wwf sui video del relitto di Cetraro: “Sono incompleti e non fugano i dubbi”

10 novembre 2009 0 commenti

relitto di cetraroI video pubblicati dal ministro dell’Ambiente non aiutano ad eliminare i dubbi. Il relitto di Cetraro è il Cunsky col suo carico di veleni o l’innocua nave passeggeri Catania?

Ho domandato al Wwf se è possibile ottenere una risposta dalle immagini. No, per nulla, mi hanno risposto in sostanza: quei filmati non sono neanche completi.

Proprio il Wwf ha chiesto una perizia comparata pubblica e urgente sui due video girati dai robot subacquei mandati ad esplorare il relitto e dai quali sono state tratte due conclusioni opposte. Come se fossero state riprese due navi diverse.

Solo un brevissimo riassunto delle puntate precedenti. Il primo video del relitto di Cetraro è stato realizzato dal Rov (il robot subacqueo) della Coopernaut Franca della società Nautilus che ha agito su incarico della Regione Calabria e dell’Arpacal (Agenzia regionale protezione ambiente).

Il secondo video è stato girato dal Rov della nave Mare Oceano della società Geolab, incaricata delle indagini dal ministero dell’Ambiente.

Risponde alle domande Stefano Lenzi, responsabile del Settore legislativo all’interno del Wwf Italia.

Sul sito del ministero dell’Ambiente sono effettivamente stati pubblicati integralmente tutti i video relativi al relitto di Cetraro?

“Il sito del Ministero consente di vedere alcuni spezzoni e poi rimanda a Youtube. Ma anche se avessimo a disposizione la versione integrale dei due video questo non risponde alla nostra richiesta. Sfido chiunque, non esperto, a dare una valutazione definitiva sui due video messi a disposizione”.

Il materiale è sufficiente per la perizia comparata richiesta dal Wwf?

“Mettere su un sito due video con immagini confuse riprese a 500 metri circa di profondità è cosa ben diversa da una perizia tecnica pubblica comparata a cui, come richiesto dalla nostra associazione, possano assistere esperti nominati dalle associazioni ambientaliste, che prendano in esame non solo i due video ma anche tutte le informazioni riguardanti le zone di operazione (a partire dalla coordinate) e le caratteristiche tecniche del naviglio rilevato.

Qualche esperto ha esaminato almeno sommariamente i video, o lo sta facendo?

“Non stiamo esaminando i video perché appunto non sono disponibili nella loro integrità e perché riteniamo che lo si debba fare mettendo a confronto i dati oggettivi e le deduzioni dei due team (regionale e ministeriale) che hanno operato separatamente alla ricerca del relitto della nave dei veleni”.

“A questo proposito basti ricordare che mentre la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sostiene che “la” stiva del relitto – che i magistrati identificano con la nave Catania affondata nel 1917 – è vuota. L’operatore del Rov inviato dalla Regione Calabria, Pippo Arena, ha dichiarato all’Espresso e poi alle agenzie di stampa, di aver visto “due” stive piene, e di essere pronto a testimoniarlo a chiunque glielo chieda”.

Sono comunque disponibili delle conclusioni provvisorie, o almeno le prime impressioni tratte dai video?

“La nostra impressione è che ci sia stata troppa fretta di chiudere il caso perché la vicenda delle navi dei veleni e dei traffici illeciti via mare di rifiuti ed armi implica gravi responsabilità delle industrie italiane, del nostro Paese, di altri Paesi europei e di di apparati dello Stato”.

“A proposito della troppa fretta, basti ricordare che il Rov della Mare Oceano ha cominciato ad operare il 27 ottobre sera. Ma già il 27 ottobre mattina il ministro Prestigiacomo era pronta ad escludere che il relitto fosse quello della Cunsky e il procuratore generale antimafia Grasso dichiarava che ci si trovava di fronte al relitto della nave Cagliari (Seconda guerra mondiale), poi divenuto relitto della Catania (Prima guerra mondiale)”.

“A proposito poi delle connivenze di apparati dello Stato, il 27 luglio 2004 l’allora ministro dei rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi rispose ad un’interrogazione dell’onorevole Ermete Realacci a proposito della vicenda della Rosso e delle navi dei veleni”.

“In quell’occasione Giovanardi dichiarò: ‘Evidenti segnali di allarme si sono colti in alcune vicende giudiziarie da cui è emersa una chiara sovrapposizione tra queste attività illegali ed il traffico d’armi. (…) Numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di Governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati, tra cui il noto Giorgio Comerio, faccendiere italiano al centro di una serie di vicende legate alla Somalia ed alla illecita gestione degli aiuti della Direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo’”

Ieri hanno detto che la Mare Oceano ha effettuato il rilievo del relitto in base alle coordinate individuate dalla Regione Calabria. Vi risulta che le cose stiano effettivamente così?

“Il Wwf ha compiuto verifiche che confermano come il relitto della nave Catania, su cui ha operato la Mare Oceano, è individuato con coordinate che lo collocherebbero a tre miglia e mezzo (6,5 chilometri circa di distanza) dal luogo dove era stato individuato dalla Regione Calabria il relitto della sospetta nave dei veleni”.

“Le coordinate del relitto fornite dalla Regione Calabria sono: 39 gradi 28.50 primi nord, 15 gradi 41.57 primi est. Le coordinate della nave mercantile Catania, come risulta da dati tratti dall’Ufficio idrografico del Regno Unito, sono: 39 gradi, 32 primi nord, 15 gradi, 42 primi est”.

“Qualcuno ci deve spiegare ancora oggi queste incongruenze. Idem per i dati relativi alle dimensioni dei due navigli. Il relitto rilevato dalla Regione presenta: lunghezza 110-120 metri; larghezza 20 metri; altezza della fiancata 10 metri. I dati riportati sulla scheda tecnica del Catania sono: lunghezza 95,8 metri; larghezza 13 metri; altezza della fiancata 5,5 metri”.

“Siamo stati i primi a gioire delle risposte rassicuranti date dal procuratore Grasso e dal ministro Prestigiacomo in occasione della conferenza stampa del 29 ottobre, ma siamo convinti che l’unico modo per superare questa situazione d’allarme sia quello di fugare tutti i dubbi che possono in qualche modo offuscare l’accertamento pieno della verità”.

“Bisogna mettere a confronto, appunto, con una perizia tecnica comparata le ricostruzioni della Regione Calabria e del Governo, che ad oggi, c’è poco da fare, non coincidono”.

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