Aumentano gli affamati. Ma l’agricoltura attuale è insostenibile: inquina e richiede troppa energia
Aumentano scandalosamente gli affamati, come dice la Fao. Ma proprio adesso che bisognerebbe moltiplicare i raccolti, l’agricoltura si rivela un modello insostenibile per motivi legati all’inquinamento e alla disponibilità di energia.
Bel ginepraio, non vi pare? Mangiare è il bisogno fondamentale. Ma già ora il maggiore problema ecologico, economico e sociale è la mancanza di cibo, e le nuvole nere che si addensano sulla sua futura produzione non ricevono l’attenzione che meritano: o almeno, così mi pare.
Alla vigilia del summit mondiale per la sicurezza alimentare, la Fao ha reso noto che gli affamati nel mondo sono saliti ad oltre un miliardo (due anni fa erano calcolati in 800.000.000) e ha chiesto di moltiplicare per sei gli aiuti destinati all’agricoltura.
Bisognerebbe investire 44 miliardi di dollari nella produzione di cibo, dice, contro i 7,9 miliardi attuali: soldi da spendere in irrigazione, attrezzature al passo coi tempi, sementi, fertilizzanti, strade e ferrovie.
Sistemi produttivi moderni ed efficienti: in sostanza è questo che chiede la Fao. Ma la moderna agricoltura chimica, intensiva e industriale è insostenibile e ha partorito un disastro ambientale, si legge rapporto “Agriculture at a crossroad” pubblicato da Greenpeace International sempre in previsione del summit per la sicurezza alimentare.
Non è possibile andare avanti in questo modo, dice Greenpeace. L’unica via d’uscita passa per l’agricoltura ecologica dei piccoli produttori: è questa, sostiene l’organizzazione, che attualmente sta sfamando il maggior numero di persone, è questa che va supportata.
Ma non è solo una questione di distruzione delle foreste per far posto a campi e pascoli e di inquinamento che dai concimi di sintesi e dagli insetticidi si diffonde nell’ambiente. A mio parere, l’attuale modello di agricoltura andrà urgentemente abbandonato anche per motivi legati alla disponibilità di energia.
Siamo ormai al “picco del petrolio”, scriveva il Guardian solo l’altro giorno, e nessuno ha ancora messo a punto un’alternativa, dal momento che i dati sulla futura produzione petrolifera sono stati mascherati per non scatenare il panico.
Così l’agricoltura intensiva che ora la Fao chiede di aiutare dipende dal petrolio e dagli altri combustibili fossili. La maggior parte dei trattori funziona a benzina o gasolio. Le pompe d’irrigazione utilizzano gasolio, gas naturale o elettricità prodotta dal carbone.
Anche la produzione dei fertilizzanti è energeticamente dispendiosa. Il gas naturale viene impiegato per sintetizzare l’azoto che costituisce la base dei fertilizzanti azotati. L’estrazione, la lavorazione e il trasporto internazionale dei fosfati e del potassio dipendono interamente dal petrolio. Tutte cose scritte da Lester Brown nel secondo capitolo del suo penultimo libro, “Piano B 3.0″.
Aggiungeteci l’energia per lavorare industrialmente il cibo, conservarlo, impacchettarlo e farlo viaggiare per tutto il globo e avrete un quadro abbastanza esatto della situazione.
Sfamare il mondo è indispensabile e urgente. Ma è indispensabile e urgente anche slegare la produzione agricola dalla chimica e dall’impiego di altre quantità di energia. Bel ginepraio, non vi pare? Secondo me dirlo chiaro è il primo, indispensabile passo per trovare una via d’uscita.
Da Tgcom aumentano gli affamati nel mondo
“Agriculture at a crossroad”, il rapporto di Greenpeace International
Piano B 3.0 di Lester Brown in traduzione italiana e in particolare il secondo capitolo
Foto Flickr