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Gas serra, l’espansione del carbon trade produrrà una bolla finanziaria senza diminuire le emissioni

12 novembre 2009 0 commenti

33dolariCi si attende che la conferenza sul clima di Copenhagen dia sviluppo planetario al carbon trade, la compravendita del diritto di emettere nell’atmosfera quote di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra.

Ma il carbon trade, già usato in Europa, è un meccanismo finanziario che non ha ridotto le emissioni. Non c’è dunque motivo per credere che le emissioni diminuiranno con la sua estensione.

Questa estensione invece probabilmente produrrà una bolla finanziaria pronta a scoppiare, con tragiche conseguenze sull’economia: come la bolla dei mutui americani sub prime nel 2008.

Lo dice uno studio di Friends of the Earth, che consiglia ai Governi di usare altri meccanismi (tipo la carbon tax francese) per limitare le emissioni.

Il rapporto di Firiends of the Earth sugli effetti perversi del carbon trade si intitola “A Dangerous Obsession”.

Il succo. Lanciare un mercato mondiale delle emissioni di anidride carbonica nel quadro di un accordo globale per bloccare l’effetto serra e i cambiamenti climatici porta con sè il rischio di un doppio disastro: ambientale e finanziario.

Il carbon trade infatti non sta portando ad una significativa riduzione delle emissioni. Consente piuttosto di continuare il business as usual e consente agli speculatori di arricchirsi alle spalle del riscaldamento globale.

Il mercato delle quote di anidride carbonica, imperniato soprattutto sull’Europa, ha mosso 126 miliardi di dollari nel 2008. Se decolla un mercato globale delle quote, ci si aspetta che il giro d’affari si gonfi fino a 3,1 trilioni di dollari entro il 2020.

Ma la maggioranza degli scambi non coinvolge le industrie che devono rispettare un tetto di emissioni, e che quindi comprano (o vendono) quote di anidride carbonica quando le loro emissioni sono più alte (o più basse) del limite assegnato. Coinvolge invece banche e investitori che traggono profitto dal mercato delle quote.

Secondo Friends of the Earth, queste organizzazioni finanziarie già ora inseriscono le quote di anidride carbonica all’interno di prodotti finanziari complessi.

Se il mercato delle quote dovesse gonfiarsi, si svilupperebbe una bolla analoga a quella dei mutui americani sub prime, dice Friends of the Earth. Una bolla pronta a scoppiare all’interno di tutti i prodotti finanziari legati in vario modo al “carbon trading”. L’effetto sull’economia sarebbe devastante: il 2008 insegna.

Lo studio avverte che è molto rischioso, irresponsabile e pericoloso l’atteggiamento dei Governi che si affidano al carbon trading per fronteggiare i cambiamenti climatici. Significa speculare sul futuro della Terra e di miliardi di persone.

Secondo il rapporto, il mercato delle quote di anidride carbonica viene anche usato dai Paesi ricchi come cortina fumogena per evitare di mantenere l’impegno legale e morale di fornire ai Paesi poveri finanziamenti e tecnologie per una crescita economica pulita.

Infatti secondo gli schemi attuali è possibile ricorrere al carbon offset: compensare le alte emissioni di anidride carbonica in patria con finanziamenti alle tecnologie pulite nel Sul del mondo. Ma la riduzione effettiva delle emissioni in questo caso è, ad essere benevoli, parziale: lo aveva scoperto un’inchiesta del Financial Times. I soldi no: quelli, grazie al mercato delle quote, effettivamente transitano fra le mani dei finanzieri.

Friends of the Earth suggerisce ai Governi di lottare contro l’effetto serra affidandosi a meccanismi semplici, diretti e di comprovata efficacia: la carbon tax, una legislazione adeguata, investimenti pubblici che consentano un’effettiva riduzione delle emissioni.

Il comunicato stampa di Friends of the Earth: l’espansione del carbon trade produrrà una bolla finanziaria senza diminuire le emissioni

Il rapporto “A Dangerous Obsession”

Via Greenbang

Foto Flickr

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