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A Copenhagen non ci sarà alcun accordo vincolante per ridurre le emissioni di gas serra

16 novembre 2009 0 commenti

dollaroE’ la notizia del giorno: alla conferenza internazionale sul clima di Copenhagen non ci sarà alcun accordo vincolante per ridurre le emissioni di anidride carbonica, il gas dell’effetto serra. Lo hanno stabilito il presidente americano Obama e i 21 Paesi del Pacifico.

A Copenhagen si dirà solo che è importante proseguire i negoziati per stabilire come farlo. Pare che un nuovo summit sul clima si terrà dopo un altro anno di trattative. E’ il caso di stracciarsi le vesti? Sì, ma solo fino ad un certo punto, vista la piega che stavano prendendo le cose. Sono un po’ eretica, d’accordo: sentite.

Sulla necessità urgente di limitare le emissioni di gas serra non ci piove, e che sia ben chiaro. Ma cosa ci si poteva realisticamente aspettare da Copenhagen?

Nella migliore delle ipotesi, un’estensione planetaria del “carbon trade” in uso in Europa. Ossia l’imposizione di un tetto alle emissioni, e la nascita di una borsa globale dell’anidride carbonica: il commercio delle quote di gas serra tra chi riesce a stare sotto i limiti e chi invece li sfora.

Come hanno notato i Friends of the Earth, il “carbon trade” è un meccanismo finanziario che in Europa non ha ridotto in modo significativo le emissioni. Sempre secondo i Friends of the Earth, poi, la sua estensione a tutto il mondo avrebbe semplicemente prodotto una bolla finanziaria pronta a scoppiare.

I mezzi più efficaci per ridurre le emissioni sono altri: i Friends of the Earth suggeriscono una carbon tax come quella francese e decisi investimenti statali nel settore delle energie pulite. Di questo, a Copenhagen non si sarebbe parlato.

Un accordo sul taglio delle emissioni è saltato perchè non si è trovato il modo di ripartire in modo soddisfacente gli oneri: e anche questa non è una novità.

La Cina è il caso emblematico: e infatti è stata proprio la Cina la protagonista del summit con Obama da cui è uscito il mancato accordo. Ha ormai le più alte emissioni di gas serra in assoluto: ma basse emissioni pro capite.

Le sue emissioni, poi, sono diventate significative da un paio di decenni. Quelle dell’Occidente, ormai in calo, hanno invece gagliarda e lunga storia alle spalle. Uno sguardo ai dati relativi alle emissioni di anidride carbonica nel mondo dal 1950 in poi è illuminante.

Infine, buona parte delle emissioni cinesi sono dovute alla produzione di beni destinati all’esportazione: e quindi, in realtà, sono da addebitare all’Occidente.

Secondo me alla luce di tutto questo non hanno affatto torto i Paesi cosiddetti emergenti quando chiedono aiuti occidentali per le energie pulite in cambio di tagli alle emissioni. Da questo orecchio però l’Occidente è sempre stato sordo.

E dunque l’accordo di Copenhagen è saltato. Però è urgentissimo trovarne uno. Su basi migliori, speriamo.

Su La Stampa a Copenhagen non ci sarà alcun accordo vincolante per ridurre le emissioni di gas serra

Foto Flickr

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