Ogni anno nel mondo quattro miliardi di tonnellate di rifiuti. L’italiano medio ne butta 1,5 chili al giorno
Il mondo ogni anno produce quattro miliardi di tonnellate di rifiuti, quasi per metà urbani (1,7 miliardi di tonnellate) e per il resto industriali. Solo i tre quarti scarsi vengono raccolti.
L’italiano medio in un anno butta in pattumiera 550 chili di roba: un chilo e mezzo al giorno. Ben più di quanto mangia, se il fabbisogno minimo quotidiano di cibo è pari a mezzo chilo circa. In totale, 32,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani.
E sempre in Italia ogni anno ci sono 36,6 milioni di tonnellate di rifiuti industriali e 52,3 milioni di tonnellate del settore edile.
Sono state pubblicate le statistiche planetarie dei rifiuti. Un mare di cifre dalle quali si evince, fra l’altro, che la ricchezza finisce in monnezza. Ovvero: più si è ricchi, più si butta.
“Panorama mondiale dei rifiuti 2009″, presentato ieri e realizzato dal gruppo Veolia (che si occupa appunto di servizi ambientali e rifiuti), è il primo studio sistematico sulla produzione e smaltimento di rifiuti a livello internazionale.
I maggiori produttori di rifiuti sono gli Stati Uniti con 226 milioni di tonnellate l’anno, seguiti dall’Europa con oltre 225 milioni di tonnellate (i dati italiani sono grossomodo in linea con quelli degli altri paesi europei) e dalla Cina, che pur contando su una popolazione più che doppia, produce poco più della metà dei rifiuti urbani (148 milioni di tonnellate).
Più ricchezza uguale più rifiuti, dunque. E non solo. Nei Paesi ricchi si buttano soprattutto imballaggi: carta e cartone, da soli, possono arrivare al 50% dell’immondizia. Più plastica, lattine, vetro eccetera.
Nei Paesi poveri invece prevale il materiale organico, che da solo rappresenta dal 50 all’80% della composizione dei rifiuti. E poi, nelle discariche delle megalopoli viene praticata un’ulteriore selezione (leggi: i più poveri recuperano tutto il riciclabile), per cui, dice il rapporto, non ha praticamente senso parlare di raccolta differenziata e di recupero.
Raccolta differenziata e recupero sono invece il modello dei i Paesi ricchi, dice ancora il rapporto, sottolineando come in Italia vada in discarica il 48% dei rifiuti urbani (più degli altri Paesi europei); il 42% è assorbito dalla raccolta differenziata e il rimanente 10% va al cosiddetto recupero termico, alias incinerazione: meno che in Francia e Germania.
A proposito dei tanti rifiuti urbani che vanno in discarica, sul Sole 24 Ore trova spazio un’ode sciolta alla cosiddetta riforma dei servizi pubblici locali, in approvazione in questi giorni in Parlamento. E’ quella che prevede la privatizzazione dell’acqua e (per tagliare un po’ con l’accetta) degli altri servizi municipali, tipo appunto i rifiuti.
Si legge che la concorrenza e i capitali privati aprono la strada al migliore uso possibile dei rifiuti, così che sempre meno vadano in discarica e sempre più siano riciclati o “termovalorizzati” trasformandoli in cenere (e in un po’ di energia).
Mi pare però che manchi un elemento. I capitali privati vorranno (giustamente) un profitto, che verrà soprattutto dalle nostre tasche sotto forma di bolletta rifiuti e Cip6, ovvero sovvenzioni pubbliche agli inceneritori: la raccolta differenziata è in crisi, i prezzi delle materie seconde sono molto bassi e (almeno ora) sono fonte di profitti davvero magri o inesistenti.
Continuo a chiedermi perchè mai dobbiamo pagare i rifiuti sia quando li compriamo insieme a quello che ci serve (il costo delle confezioni è incluso nel prezzo dei prodotti, ovviamente) sia quando ce li portano via da casa, facendo oltretutto in modo di creare un profitto per chi compie questa operazione.
Sarebbe molto meglio ridurre i rifiuti: prodotti sfusi e alla spina, vuoto a rendere. L’ambiente ne guadagnerebbe, le nostre tasche anche.
su Greenreport Panorama mondiale dei rifiuti 2009
Su Avvenire ogni anno nel mondo 4 miliardi di tonnellate di rifiuti
Sul Sole 24 ore l’italiano medio butta via 1,5 chili al giorno
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